Le donne hanno subito ripetuti abusi da uomini armati a Delémont nel 2012. Uno degli accusati è stato condannato a 3 anni
DELEMONT - Minacciate con un coltello, picchiate, umiliate, costrette a compiere atti sessuali, legate e chiuse in un salone per massaggi. È il destino che hanno riservato a due prostitute i loro aguzzini.
Un inferno, quello vissuto dalle donne nel settembre 2012, tra le 4 e le 6 di un mattino a Delémont. Una volta compiuta la violenza, i due carnefici hanno sequestrato soldi, telefoni e un computer prima di fuggire.
L'orrore, per le due donne, finisce due ore più tardi grazie all'intervento della polizia e di un fabbro. Ma campioni di DNA prelevati dalla bocca di una delle donne sono stati utilizzati per identificare uno dei banditi: un richiedente l'asilo algerino di 25 anni con sede in Austria.
L'uomo, tra l'altro, era già noto alle autorità solettesi. Il suo complice e connazionale, anche se identificato, non è stato ancora trovato.
Secondo "Le Quotidien jurassien", la situazione è degenarata quando uno dei due clienti senza scrupoli ha ritenuto non all'altezza delle proprie aspettative la prestazione della lavoratrice del sesso. Non avendo ottenuto il rimborso dei soldi spesi è quindi entrato in un'altra stanza dove il suo compagno era occupato con una prostituta. Armato con un coltello, ha preteso una fellatio.
Il caso è stato preso in carico dal Tribunale di Porrentruy (JU). La procuratrice Valérie Cortat aveva chiesto una condanna a 7 anni per rapina aggravata e violenza sessuale nei confronti dell'algerino. Ma le dichiarazioni dell'unica vittima che si è presentata al banco dei testimoni erano contraddittorie. Una manna per la difesa.
Il Tribunale, insomma, non ha potuto stabilire se gli aggressori avevano o meno puntato il coltello alla gola della donna. Da qui la pena di 3 anni nei confronti del richiedente l'asilo. Che dovrà anche pagare 5000 franchi alle vittime per danni morali.