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GINEVRALa rivolta dei carcerieri: "Non vogliamo fare i pompieri"

20.11.14 - 17:08
Da domani rifiuteranno di assumere la mansione di pompiere volontario negli stabilimenti in cui lavorano
La rivolta dei carcerieri: "Non vogliamo fare i pompieri"
Da domani rifiuteranno di assumere la mansione di pompiere volontario negli stabilimenti in cui lavorano

GINEVRA - Le guardie carcerarie di Ginevra torneranno a compiere azioni di protesta: da domani rifiuteranno di assumere la mansione di pompiere volontario negli stabilimenti in cui lavorano. Un'assemblea riunita ieri sera ha pure deciso di osservare un giorno di sciopero, la cui data non è stata stabilita.

La ripresa delle azioni sindacali è stata decisa all'unanimità meno alcune astensioni dai 125 membri presenti ieri sera all'assemblea generale straordinaria, indica oggi il presidente dell'Unione del personale del corpo di polizia (UPCP) Christian Antonietti, confermando la notizia data dalla "Tribune de Genève".

Gli agenti chiedono che lo statuto applicato al personale del carcere di Champ-Dollon sia esteso alla totalità del personale penitenziario del Cantone. Secondo la portavoce del Dipartimento della sicurezza (DSE), Emmanuelle Lo Verso, un progetto di legge in questo senso è già stato sottoposto al Gran consiglio.

L'UPCP chiede pure un aumento degli effettivi: Antonietti afferma che mancano una sessantina di agenti rispetto all'organico di 400 persone promesso dal Dipartimento per la fine del 2013. Al riguardo, la portavoce precisa che si tratta di un obiettivo "e non di una promessa". Il Cantone ha assunto 87 agenti nel 2013 e 75 nel 2014. Attualmente l'effettivo rappresenta 478 impieghi a tempo pieno, di cui 117 stagisti.

In merito al rifiuto di assumere la mansione di pompiere volontario - finora affidata alle guardie - Antonietti precisa che saranno svolti soltanto i primi compiti in caso d'incendio. Lo sciopero, dal canto suo, consisterà nel bloccare gli accessi a Champ-Dollon, dove saranno soppressi le chiamate telefoniche e i colloqui nei parlatori.

Incominciato un anno e mezzo fa, il braccio di ferro fra l'UPCP e il DSE è sfociato quest'estate in un'astensione dal lavoro di alcune ore - volta a protestare contro un'eventuale diminuzione dello stipendio - nonché nel rifiuto, per due mesi, di assumere il compito di pompiere volontario. In quest'intervallo erano stati costretti ad intervenire i professionisti del Servizio di soccorso e di incendio (SIS).

 

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