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SVIZZERAVenduta a 19 anni: "L’incubo non finisce con gli stupri"

29.10.14 - 16:39
Dalla Cechia alla Svizzera in mano a un trafficante di esseri umani
Ti-Press / Pablo Gianinazzi
Venduta a 19 anni: "L’incubo non finisce con gli stupri"
Dalla Cechia alla Svizzera in mano a un trafficante di esseri umani

BASILEA - Portata con l’inganno dalla Repubblica Ceca in Svizzera e costretta a prostituirsi, Anna* racconta la sua storia in mano a un trafficante di esseri umani.

Anna, a 19 anni è stata portata dalla Cechia alla Svizzera e venduta a molti uomini. Come sta ora che tutto è finito?
"Oggi come oggi sono felice di provare una grande voglia di vivere. Studio scienze per il lavoro sociale a Basilea, lavoro in un ricovero per persone autistiche, sono sposata da tre anni e ho una figlia. Vivo la mia vita come altre donne della mia età, solo con un passato diverso".

Ci parli di questo passato
"Sognavo già da ragazza di poter diventare assistente sociale. Un giorno, durante gli anni in cui ero ausiliaria in una reception di un albergo, ho conosciuto un uomo d'affari svizzero che mi ha chiesto se avessi voglia di lavorare per lui come traduttrice. Mi ha raccontato della Svizzera e di come lì avrei potuto seguire un corso di formazione, dicendomi che mi avrebbe aiutato. Mi sono innamorata di lui e ci siamo messi insieme. Nel nostro viaggio verso la Svizzera, poco prima di attraversare il confine, ho intuito che qualcosa non andava. Voleva assolutamente avere il mio passaporto. Se l'è preso e la notte stessa sono stata venduta. E' iniziato tutto così, con violenze e minacce. Da quel momento in poi sono stata portata in giro per il Paese e costretta a prostituirmi. Colui che offriva più soldi mi comprava. Oppure capitava che venivo rinchiusa in una stanza e i papponi venivano da me. Il mio ex "ragazzo" mi ha rivenduto come se fossi stato un pezzo di carne".

Com’è riuscita a fuggire?
"Dopo alcuni mesi ero distrutta. Ho smesso di mangiare , balbettavo, ero totalmente rinchiusa in me stessa e il mio sguardo si era svuotato. Sembravo così malata che per lui ero diventata "inutilizzabile" e quindi ho dovuto iniziare a guadagnarmi da vivere in un altro modo. Ho trovato lavoro in un ristorante dove ho conosciuto una ragazza ceca che mi ha aiutata a scappare. Mi ha dato un letto dove dormire e un lavoro in nero nel servizio ristorazione".

Come è riuscita a trovare la forza necessaria per riuscire a costruirsi una nuova vita?
"Mi sono continuamente detta di non volere arrendermi e di non sottostare a nessuno. Sono riuscita a rimettermi in piedi, ho sentito una forza interiore dentro di me in una situazione in cui le alternative erano due: o togliersi la vita o rialzarsi. Altre possibilità non ce n'erano".

Qual è stata l’esperienza peggiore che ha vissuto?
"Pensavo che l’orrore fosse finito quando sono riuscita a liberarmi del trafficante, ma la cosa peggiore non sono stati gli stupri, il peggio è venuto dopo. Incontrando le persone mi sono resa conto che mi veniva affibbiata l’etichetta di «vittima». Venivo emarginata. Mi auguro che la nozione di vittima venga ripensata perché donne come me sono molto di più che soltanto delle vittime. Hanno sogni, speranze e obiettivi". 

Cosa desidera oggi dalla società in cui si ritrova confrontata?
"Trovo positivo che nel mondo esistano anche persone che non guardano soltanto al mio passato e che non mi definiscono semplicemente come "la vittima della tratta di schiave sessuali", ma considerano la mia persona. Bisogna superare il concetto di vittima. In questo contesto mi auguro che il termine di vittima venga ripensata anche a livello giuridico".

* Nome noto alla redazione

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