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BERNA / CANTONEQuel calice di vino che spacca in due la Svizzera

09.07.14 - 06:55
Oltralpe si lancia l’allarme: la grandine ha devastato i vigneti e compromesso il raccolto. In Ticino l’annata potrebbe invece essere addirittura migliore del solito
Foto d'archivio (Keystone)
Quel calice di vino che spacca in due la Svizzera
Oltralpe si lancia l’allarme: la grandine ha devastato i vigneti e compromesso il raccolto. In Ticino l’annata potrebbe invece essere addirittura migliore del solito

BERNA - Colpa del tempo, colpa degli uomini, la Svizzera rischia proprio di essere tagliata in due. Oltralpe si lanciano allarmi già fin d’ora: temporali e grandine di questo inizio estate incideranno in maniera pesante e negativa sulla vendemmia di metà settembre, indi sulla qualità del vino. Che in Ticino, invece, rischia di essere migliore del solito, giura chi ne ha fatto una professione: complice una fioritura anticipata delle viti. “I presupposti perché questo accada ci sono”, riconosce il presidente dell’associazione viticoltori e vinificatori ticinesi Sacha Pelossi.

Se ne riparla a settembre: quando non sarà solo un auspicio rinsaldato dal calcolo delle probabilità, ma si potranno tirare somme oggettive, in base alla quantità di pioggia caduta durante la stagione e alle conseguenze avute sulle piante. Che temono un paio di malattie fungine favorite dall’umidità: “La peronospora colpisce le foglie, la botrite il frutto”. Entrambe influiscono sulla qualità del vino, ma “finora la situazione è sotto controllo. A parte qualche caso sporadico, magari di un viticoltore che non ha rispettato i termini suggeriti per il trattamento e si è ritrovato con qualche focolaio nella vigna, non si segnalano casi gravi. La preoccupazione è moderata”. 

Dunque, se come è probabile la pioggia darà finalmente tregua nel prosieguo di un’estate ancora troppo nuvolosa per lasciare il posto a caldo e cieli limpidi, mentre lassù si piange, il Ticino si appresta a vantare una buona annata. Colpa e merito delle reti antigrandine, che altrove sono anomalia e qui prassi. “La Svizzera romanda non le utilizza e soffre i danni causati dal maltempo. Qui non possono certo fare miracoli, ma salvano gran parte del raccolto. Ci sono già stati un paio di episodi, ma nulla di drammatico. Tutto rientra nella consuetudine”. Entra dunque in gioco, nella stima ottimistica che fa sperare in un’eccellenza,  la primavera: con il suo sviluppo precoce dei germogli che ha portato, quale fenomeno parallelo, uno stato avanzato di maturazione dell’uva. “Siamo in anticipo di circa una settimana. Se le cose procederanno regolarmente, non potremo che trarne beneficio”. Il tutto nonostante il dispetto di temperature sotto la media che, unite alla pioggia, hanno determinato episodi di  “colatura, vale a dire una fecondazione dei fiori non ottimale”. Il calo della produzione che ne consegue non scalfirà però i quantitativi attesi. “Su scala ticinese, nel complesso, non dovrebbero esserci grosse oscillazioni”. Andasse davvero così, i 1176 ettari coltivati a vite nel cantone darebbero i consueti 60mila quintali di uva, per 6 milioni di bottiglie.  

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