Dopo che il Baden-Württemberg ha annunciato la settimana scorsa il proprio rifiuto della convenzione fiscale, nessuno dubita più della sua sorte. Maggioritaria nel consiglio che rappresenta i sedici Länder tedeschi, l'opposizione rosso-verde è in grado di infliggere una sconfitta alla coalizione al potere (CDU/FDP).
Un "no" il 23 novembre non segnerà tuttavia per forza un abbandono definitivo dell'accordo, che potrebbe essere ripescato dalla commissione di mediazione, organo chiamato a ricomporre i disaccordi tra le due Camere. Il Bundestag, ossia il Consiglio che rappresenta il popolo, ha infatti approvato l'accordo fiscale tra Svizzera e Germania il 25 ottobre scorso.
In Svizzera, teoricamente tutto è pronto per applicare un accordo con Berlino a partire dal primo gennaio prossimo. Unico neo: dopo il fallimento del referendum contro le convenzioni, l'Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI) ha inoltrato ricorso al Tribunale federale, deplorando che una parte delle firme siano state inviate in ritardo alla Cancelleria federale.
A ogni modo, il fallimento dell'accordo con Berlino non impedirebbe l'entrata in vigore delle analoghe convenzioni concluse con Gran Bretagna e Austria. Metterà comunque in una posizione scomoda tutta la strategia elvetica per salvaguardare la piazza finanziaria, visto che il Consiglio federale fatica pure a raggiungere un compromesso in materia con gli Stati Uniti.