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BERNAL'aiuto allo sviluppo non sarà adattato alle finanze federali

27.09.17 - 12:27
L'aiuto allo sviluppo non sarà adattato alle finanze federali

BERNA - I crediti destinati alla cooperazione allo sviluppo non devono essere decisi in funzione dello stato delle finanze federali. Il Consiglio nazionale - con 101 voti contro 86 e 6 astenuti - ha respinto oggi una mozione della sua Commissione delle finanze che chiedeva di non più attenersi all'obiettivo dello 0,5% del prodotto interno lordo (PIL), ma di tener conto della situazione finanziaria della Confederazione.

La maggioranza di destra ha tentato invano di convincere il plenum a a sostenere il testo. Alla fine però - forse per rendere omaggio a Didier Burkhalter che oggi faceva la sua ultima apparizione alla Camera del popolo - anche nove consiglieri nazionali del PLR l'hanno bocciato. Solo l'UDC ha votato compatta in favore della mozione.

L'aiuto allo sviluppo è regolarmente oggetto di critiche, quando si tratta di votare crediti o il budget. Nel 2011 il Parlamento aveva deciso di alzare progressivamente allo 0,5% del PIL i mezzi destinati all'aiuto allo sviluppo. Secondo la maggioranza di destra, questo tasso fisso dovrebbe essere abolito e si dovrebbe piuttosto tener conto dei deficit pubblici.

Nelle sue misure di risparmio il Consiglio federale non voleva tuttavia spingersi così lontano, ma proponeva di attenersi a una quota dello 0,48% del PIL per gli anni 2017-2020. Secondo i piani del governo, nell'aiuto allo sviluppo sono già previsti tagli di 150 milioni tra il 2018 e il 2020. La Direzione dello sviluppo e della cooperazione sarà privata di 130 milioni, la Segreteria di Stato dell'economia di 20 milioni.

Il consigliere nazionale Albert Vitali (PLR/LU), a nome della commissione, ha tentato invano di spiegare che la mozione non mira a ridurre i fondi. L'obiettivo dello 0,5%, fissato dal Parlamento nel 2011, è stato raggiunto: nel 2016 il tasso era dello 0,54%, ha aggiunto.

A suo parere, non è quindi più necessario obbligare il Consiglio federale e il Parlamento ad attenersi a una quota fissa. Dal canto loro, diversi oratori dell'UDC ne hanno approfittato per rimettere in discussione l'efficacia dell'aiuto svizzero allo sviluppo.

Di tutt'altro avviso i parlamentari di PPD, PBD, Verdi liberali e della sinistra che hanno denunciato una manovra che potrebbe nuocere alla credibilità della politica estera elvetica. La Ginevra internazionale potrebbe farne le spese, ha dichiarato Margret Kiener Nellen (PS/BE).

Se si tiene conto unicamente dello stato delle finanze federali, si potrebbe decidere di non spendere più un centesimo per l'aiuto allo sviluppo, le ha fatto eco Daniel Brélaz (Verdi/VD).

La Svizzera ha la fortuna di essere un Paese che funziona bene e i cui conti si chiudono in nero. Può quindi permettersi un gesto nei confronti dei Paesi più poveri, ha sottolineato Philipp Hadorn (PS/SO). La cooperazione internazionale è un contributo decisivo alla democrazia, allo sviluppo economico e alla sicurezza nei Paesi interessati. Consente pure di ridurre le migrazioni verso l'Europa, ha aggiunto il suo collega Claude Béglé (PPD/VD).

Dal canto suo, il ministro degli esteri Didier Burkhalter si è detto sorpreso dal tenore della mozione. "Essa chiede di tener conto delle finanze federali. Come se non lo facessimo già!", ha detto il neocastellano. Il consigliere federale dimissionario ha invitato i parlamentari anche in futuro ad adottare budget equilibrati senza opporre ambiti di spese ad altri.

Secondo Burkhalter, il governo non è inoltre obnubilato dal tasso dello 0,5%. Il calcolo in funzione del PIL è anzitutto un valore indicativo, che consente comunque al Parlamento di riferirsi a un dato essenziale per definire l'importo delle risorse da destinare alla cooperazione internazionale.

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