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BERNAPrevidenza 2020, ecco i commenti della stampa sulla disfatta

25.09.17 - 10:51
Si parla già di piano B e compromessi, ma la sconfitta è nell'aria
Keystone
Previdenza 2020, ecco i commenti della stampa sulla disfatta
Si parla già di piano B e compromessi, ma la sconfitta è nell'aria

BERNA - La disfatta personale di Alain Berset, che pure si era impegnato a fondo (troppo?), i dubbi sull'effettiva tenuta di un piano di B di fronte al popolo, le inquietudini riguardo alla capacità della Svizzera di trovare compromessi, un tempo punto di forza del paese: sono molteplici gli aspetti che i commentatori della stampa svizzera trattano all'indomani del naufragio popolare della riforma 2020. Ecco in sintesi gli editoriali delle principali testate delle tre regioni linguistiche:

Blick - Il risultato è una cocente sconfitta per Alain Berset: ha puntato tutto su una sola carta e con la tattica e gli stratagemmi ha spinto avanti il tema in parlamento. Ora spetta alla presidente PLR Petra Gössi prendere in mano la situazione: deve dimostrare di riuscire a convincere il popolo ad accettare un piano B. Altrimenti i vincitori dell'ultimo fine settimana dovranno assumersi la responsabilità di aver spinto la previdenza in una situazione ancora più critica.

Tages-Anzeiger/Der Bund - PLR, UDC e organizzazioni economiche svizzerotedesche, insieme alla sinistra radicale romanda, sono riusciti a far sì che l'immobilismo sul fronte delle pensioni continui anche dopo 22 anni. Alcuni esponenti della destra e dell'economia credono ora che il popolo, sotto la spinta della crisi per il finanziamento dell'AVS, sia disposto ad innalzare a 67 anni l'età di pensionamento. Questo calcolo è cinico e pericoloso. Attualmente un innalzamento generale dell'età pensionabile non gode di una maggioranza.

Neue Zürcher Zeitung - L'idea di stabilizzare il primo e il secondo pilastro in un unico grande colpo si è dimostrato impossibile da realizzare. Il progetto era troppo complicato, sovraccarico, difficilmente prevedibile nelle conseguenze e soprattutto aveva troppi difetti e quindi era vulnerabile nei confronti degli attacchi provenienti da più fronti. La palla ora è chiaramente nel campo della maggioranza borghese in parlamento. I votanti sono perfettamente in grado di rendersi conto della necessità di innalzare l'età pensionabile. Non vi è più motivo di ritardare il dibattito in materia.

Basler Zeitung - È una sconfitta che Alain Berset si è meritato. Non era mai successo che un consigliere federale si trovasse a perorare un progetto in modo così offensivo, per non dire asfissiante. Una proposta populistica di sinistra, in cui con una tangente di 70 franchi si voleva spingere il popolo, ritenuto poco intelligente, a votare sì. Berset, che si è sopravvalutato, è ora chiamato a presentare una nuova proposta: è pagato per questo, molto meglio della gran parte di coloro che hanno votato no.

Berner Zeitung - I partiti borghesi devono ora rapidamente portare avanti il piano B. Tutto da vedere è però il ruolo che dovrà avere Alain Berset: nella campagna di votazione ha presentato il progetto come senza alternative. In ogni altro paese un ministro rassegnerebbe le dimissioni. La Svizzera a tal riguardo è diversa. Ma un cambio di dipartimento di Berset è diventato meno improbabile.

Südostschweiz - Spetta ora agli oppositori di questa pseudo-riforma - così l'hanno essi stessi chiamata - trovare una soluzione in grado di raccogliere la maggioranza: in primo luogo si deve muovere il PLR. Si tratta anche di mettere le carte sul tavolo: la riforma delle pensioni farà male. Occorre trovare un compromesso, uno in cui tutti perderanno il meno possibile.

Aargauer Zeitung - È una sconfitta amara e fragorosa per Alain Berset. Ora è necessaria una riforma rapida, ma anche onesta, senza furbate. Su tre punti deve essere trovato il consenso: nel secondo pilastro serve un tasso di conversione inferiore, donne e uomini devono avere la stessa età di pensionamento e l'AVS necessita di nuove entrate, vale a dire di un moderato aumento dell'IVA. Inoltre oggi chi lavora volontariamente oltre i 65 anni viene punito: servono incentivi positivi al riguardo.

Luzerner Zeitung/St. Galler Tagblatt - Nonostante l'intensa propaganda i votanti hanno colto con precisione l'essenza del progetto: invece di risanare le pensioni il Consiglio federale e il parlamento hanno agito con l'innaffiatoio. Affinché il dossier possa essere rapidamente sbloccato spetta ora al PPD muoversi: il partito di centro si è accodato alla sinistra e ha portato avanti un progetto che non aveva una maggioranza.

Le Temps - Sul tappeto vi è subito il tema dell'aumento di un anno dell'età pensionabile delle donne. La parità di trattamento nei confronti degli uomini sembra inevitabile. Anche l'adeguamento del tasso di conversione è un'urgenza che deriva dalla situazione dei mercati finanziari e dall'allungamento della speranza di vita.

La Tribune de Genève - E adesso? La necessità di una riforma è indiscussa. In gioco vi è la vita o la morte del sistema pensionistico. Ma non è chiaro come i partiti che ieri si osteggiavano possano oggi trovare un nuovo compromesso in tempi ragionevoli. Il Consiglio federale non ha altra scelta che fare tutto il possibile per trovare una soluzione.

Le Matin - Signore e signori, al lavoro! Gli svizzeri non ne hanno voluto sapere del mega-progetto di Alain Berset. Ora si tratterà di proporre una riforma fetta a fetta. E secondo la destra le donne non potranno sfuggire alla pensione a 65 anni.

24 heures - Veramente il popolo è saggio? La sconfitta del Consiglio federale è stata generata dalla somma delle opposizioni. Quale miglior progetto potrà ora arrivare? E quale è l'attitudine al compromesso, non solo dei politici, dei sindacalisti e dei rappresentanti dell'economia, bensì anche di ciascun cittadino? Vi sarà la volontà di mettere da parte gli interessi particolari per mettere avanti il bene comune?

L'Agefi - Il no è frutto di opposizioni dogmatiche. È inquietante perché finora la Svizzera riusciva a trovare delle soluzioni, quando non tutti erano d'accordo su un un tema. Il paese ha perso la sua forza, il senso del compromesso. È ancora più grave perché in gioco vi era una questione fondamentale, la solidarietà inter-generazionale. Inoltre il mondo politico ignora una realtà: una parte sempre più vasta della popolazione vuole rimanere attiva.

Corriere del Ticino - Il polpettone è andato di traverso. Vi è da chiedersi se in Svizzera vi sia ancora lo spazio per compromessi su riforme di ampia portata. Il grosso problema è che il no alla riforma di Alain Berset non significa un sì al piano B di PLR e UDC.

La Regione - Si riparte da zero, anzi da meno uno, perché le difficoltà finanziarie dell'AVS e del tasso di conversione rimangono. Dai vincitori (sinistra extra-parlamentare compresa) si attendono ora proposte costruttive. L'aumento a 65 anni dell'età di pensionamento delle donne e la riduzione del tasso di conversione nel secondo pilastro, entrambi bocciati ieri per la seconda volta alle urne, dovranno pur essere compensati in un qualche modo.

Giornale del Popolo - È tutto da rifare. È stato buttato tutto alle ortiche, considerando forse più i singoli aspetti concreti che non la visione d'insieme. Alain Berset, che forse rimpiange il Dipartimento degli affari esteri, dovrà trovare una nuova via. Il problema sono i tempi, che si sono fatti strettissimi dopo tre riforme AVS fallite.

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