Per garantire la qualità dell'insegnamento vengono richiesti rapidi correttivi: «Meno allievi per classe, meno ore e più tempo per l'aggiornamento professionale»
BERNA - Negli ultimi 25 anni, le condizioni di lavoro e di assunzione dei docenti dei licei e delle scuole specializzate (scuola secondaria di secondo grado) sono nettamente peggiorate: per far fronte al crescente carico di impegni, i maestri si vedono inoltre costretti a diminuire il tempo di lavoro. Lo denuncia la Società svizzera degli insegnanti delle scuole secondarie (SSISS), che ha pubblicato oggi due studi sul tema.
Il corpo docenti - sostiene la SSISS in un comunicato odierno - ha spesso fatto le spese delle misure di risparmio adottate dai cantoni. Ciò si è tradotto in una crescita delle ore di lavoro, tagli salariali, un aumento degli anni di esperienza necessario per la massima classe di stipendio e vacanze forzate.
Per garantire l'attrattiva della professione e la qualità dell'insegnamento, la SSISS domanda rapidi correttivi. Sono necessari una diminuzione del numero di allievi per classe, la riduzione del numero di ore degli insegnanti, la messa a disposizione ai docenti di tempo per l'aggiornamento professionale e per l'approfondimento della propria materia, lo sgravio dei maestri da compiti che non sono in relazione diretta con l'insegnamento, nonché condizioni di assunzione attraenti e concorrenziali.
La SSISS basa le sue rivendicazioni su due ricerche e, in particolare, su un sondaggio effettuato presso 2700 docenti. L'organizzazione fa notare come l'orario normale non sia cambiato fra il 1993 e il 2015, nonostante nel frattempo i compiti siano cresciuti. L'aumento degli alunni per classe registrato negli ultimi decenni ha portato a un forte aggravio psichico e in termini di tempo.
Secondo l'associazione, molti insegnanti si rendono conto di non poter garantire la qualità con un impiego al 100% e ne traggono quindi le conseguenze personali. Due terzi degli interpellati sono occupati a meno del 90% e tre interrogati su cinque dicono di dare la precedenza al tempo parziale a causa dell'onere lavorativo.
Da notare, peraltro, che nella Svizzera tedesca la quota di coloro che lavorano a tempo parziale è significativamente superiore che in Romandia e ancora di più che in Ticino. E che a sud delle Alpi chi non lavora al 100% lo fa soprattutto per motivi famigliari.
Sempre stando agli studi presentati, anche lo sviluppo salariale è negativo. Le retribuzioni iniziali sono diminuite del 5% e i compensi medi del 4%. Sull'arco di una carriera l'impatto finanziario diventa quindi importante.