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BERNASempre più giovani condannati per pornografia

23.07.17 - 22:34
I video pornografici che circolano su WhatsApp sono nel mirino della giustizia
Keystone
Sempre più giovani condannati per pornografia
I video pornografici che circolano su WhatsApp sono nel mirino della giustizia

BERNA - A Zurigo un ragazzino di 11 anni si è trovato davanti ad un procuratore per aver inviato per errore un video pornografico sul gruppo WhatsApp della sua classe, ricorda la SonntagsZeitung. Il video, destinato ad un amico, non aveva un contenuto particolarmente forte. Ma è vietato condividere contenuti pornografici con i minori di 16 anni.

Il ragazzino non è il solo ad aver avuto a che fare con la giustizia. L’anno scorso 224 minori sono stati condannati per pornografia. Un dato cinque volte superiore a quello del 2011. Anche le segnalazioni sono aumentate, in cinque anni, da 61 a 286. Uno degli accusati non aveva ancora 10 anni.

43% dei giovani - «Spesso sono immagini o video a carattere sessuale che vengono inviati nei gruppi delle classi» precisa Patrik Killer, magistrato dei minorenni per la città di Zurigo, interpellato sempre dalla SonntagsZeitung. Generalmente i bambini mostrano i contenuti imbarazzanti ai loro genitori, o sono loro stessi a scoprirli sui cellulari dei loro figli. «In seguito ne parlano con la scuola, che provvede alla denuncia».

L’aumento dei casi è dovuto all’accesso sempre più facile alla pornografia. Secondo lo studio internazionale James, il 99% dei giovani svizzeri possiede un cellulare, e il 43% ha già ricevuto video erotici o provocanti.

Proteggere o criminalizzare - Secondo la legge, la pornografia dura o con bambini è vietata. La pornografia semplice è autorizzata, ma non può essere condivisa con i minori di 16 anni. «La legge vuole proteggere i bambini, che sono troppo giovani per entrare in contatto con il mondo della pornografia» ricorda Patrik Killer. «Ma ci si può chiedere se bisogna criminalizzare i giovani quando inviano contenuti di questo tipo a loro coetanei».

«I giovani sono spesso disorientati davanti ai social media, e la punizione è controproducente» ha dichiarato Monika Egli-Alge, direttrice dell’Istituto medico-legale della Svizzera orientale.

«Provo a parlare con i giovani, ma anche con i loro genitori, al fine di evitare la recidività» spiega invece il magistrato dei minorenni ticinese Reto Medici. «È una sorta di cartellino giallo per preservare il casellario giudiziale».

 

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