Nonostante sia andato a scuola in Svizzera e parli dialetto, a Kreuzlingen non vogliono naturalizzare un cittadino tedesco. Lui parla di «vessazione»
KREUZLINGEN (TG) - Il caso della turca Yilmaz Funda ha già fatto il giro del mondo: non è riuscita a superare il colloquio di naturalizzazione a Buchs (AG) per una domanda sullo sport nazionale. Ha risposto sci, invece di lotta svizzera. Anche M.M*, di Kreuzlingen (TG), ha vissuto un’esperienza simile. Originario della Renania-Palatinato, vive in Svizzera da 16 anni. Qui ha fatto le scuole e ha fondato una società ed è membro della società dei datori di lavoro e dei proprietari immobiliari. «Quando ho deciso di richiedere il passaporto svizzero, credevo sarebbe stata una formalità», racconta l’imprenditore.
«Mi hanno bombardato di domande» - Alla fine però, l’impresa si è rivelata tutt’altro che semplice. A fermare il suo cammino verso la naturalizzazione è stata la commissione che ha raccomandato al Consiglio comunale di votare no. E proprio al legislativo toccherà ora l’ultima parola. Il 29enne è al secondo tentativo: «Alcuni anni fa mi è stata negata la naturalizzazione per un eccesso di velocità». M. si sente trattato ingiustamente: «Il colloquio riguardante la comunità è stata una vessazione. Sono stato bombardato di domande che vanno ben oltre la normale conoscenza del luogo».
La registrazione - Durante la conversazione durata 45 minuti, che è stata registrata dalla commissione, il tono appare amichevole. M. proprio all’inizio dice: «Ho trascorso la maggior parte della mia vita in Svizzera, qui mi sento a casa. Ora mi piacerebbe avere anche la carta. Vorrei avere voce in capitolo sul luogo in cui vivo». Poi sono arrivate le domande della commissione, decine di domande. Hanno testato la sua conoscenza del territorio, della storia, della politica e dei servizi alla popolazione. M. ne ha sapute parecchie, ma più di una volta è inciampato.
«Il termine “Crucelin” le dice qualcosa?» - Un esempio: gli hanno chiesto se potesse indicare alcune delle chiese cattoliche della città e alcune riformate. Lui non conoscendo i nomi, ha spiegato quali intendeva. Un membro della commissione è intervenuto per correggerlo: una di quelle indicate come riformate invece è anche cattolica. Poi gli è stato chiesto di indicare almeno quattro musei. M. ne ha ricordati solo due: «Non sono un frequentatore di musei», si è giustificato. Poi, dopo qualche altra domanda, gli hanno chiesto: «Il termine “Crucelin” le dice qualcosa?». Lui, ignorando che sia il nome originario della città, ha passato. Non senza aver saputo descrivere lo stemma della città.
Delusione - «È dura essere tempestati di domande da una decina di persone. In una prova di questo genere è normale essere nervosi». M. racconta che gli si è rotta la voce, che si è sentito offeso. «È estremamente deludente non sentirsi a casa. Voglio dire: sulla città ho saputo molte più cose di molti abitanti di Kreuzlingen».
«Solo in pochi non lo superano» - Michael Stahl, presidente della commissione, non può commentare il caso particolare. «Il processo di naturalizzazione è ancora in corso». Stahl, però, sottolinea come solo una piccola parte dei candidati venga bocciato dopo il colloquio. Lo scorso anno, su 37 interviste sostenute, solo tre persone hanno ricevuto un preavviso negativo. Si prendono in considerazione anche le circostanze personali dei candidati. E Stahl ritiene che la difficoltà delle domande fosse adeguata.
Le critiche alla città - La decisione, secondo il presidente della commissione, non è stata per niente influenzata dal fatto che il candidato sia molto critico nei confronti del comune. «Anzi, solo chi è impegnato nella comunità può essere critico», spiega Stahl. Infatti M. davanti alla commissione aveva duramente criticato il municipio che, secondo lui, affida incarichi sottobanco e a prezzi gonfiati. L’uomo, ora, sta pensando a malincuore di cambiare comune, ma ancora confida nel Consiglio comunale.
*nome noto alla redazione