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BERNACanoni d'acqua, i Cantoni alpini chiedono correttivi

22.06.17 - 13:31
Canoni d'acqua, i Cantoni alpini chiedono correttivi

BERNA - La proposta del Consiglio federale sui canoni d'acqua è in linea di principio ragionevole, ma si fonda su un'ipotesi inappropriata e contiene "difetti di costruzione" che vanno corretti. Lo afferma la Conferenza dei governi dei Cantoni alpini (CGCA).

In una presa di posizione odierna, questi Cantoni - Grigioni, Vallese, Uri, Glarona, Nidvaldo, Obvaldo e Ticino - affermano che "analizzeranno a fondo il progetto e prenderanno successivamente posizione in modo dettagliato". Entro il 2019 il Consiglio federale deve sottoporre all'Assemblea federale un disegno per un nuovo modello conforme al mercato elettrico, "è pertanto impensabile pretendere dai Cantoni alpini che prendano posizione già oggi su un nuovo modello senza essere a conoscenza di questa proposta e delle successive deliberazioni".

In sostanza - afferma in un comunicato la CGC, presieduta dal consigliere di Stato ticinese Christian Vitta - il governo parte da un'ipotesi errata, ossia dal presupposto che i problemi di redditività di parte delle società idroelettriche siano apparentemente causati dal canone. "Non è così!".

La distorsione del mercato è, in effetti, "la conseguenza di decisioni errate nella politica elettrica interna ed internazionale. È del tutto inappropriato che l'idroelettrico svizzero, pulito e rinnovabile, non sia più redditizio sul mercato a causa di ingenti sovvenzioni ad altri vettori energetici, di un forte protezionismo e della mancanza di volontà nell'adottare una politica efficace in materia di CO2".

Si tratta - prosegue la CGCA - in primo luogo di "correggere queste decisioni sbagliate. In seguito si dovrà verificare in che misura siano ancora motivate le riduzioni del canone per i diritti d'acqua. Segue poi l'elenco dei "difetti", a giudizio dei Cantoni alpini: sovvenzioni a innaffiatoio, mancata partecipazione della Confederazione alla soluzione dei problemi di redditività, durata fissa della regolamentazione transitoria.

I Cantoni alpini si dicono "aperti a discutere l'introduzione di un nuovo modello di canone, ma decisivi saranno i parametri su cui si baserà il modello".

Cosa sono - Le acque pubbliche (fiumi, ruscelli, laghi, canali) sono di proprietà di Comuni e Cantoni e, in linea di principio, possono essere liberamente utilizzate dalla popolazione. Comuni e Cantoni possono tuttavia rilasciare delle concessioni.

Il beneficiario gode del diritto di usufruire in esclusiva di parti delle acque durante un determinato periodo di tempo, nonché di produrre e vendere energia elettrica. Quale indennizzo per questo utilizzo esclusivo, il concessionario paga un prezzo per le materia prima: il canone per i diritti d'acqua. Quest'ultimo non è né una sovvenzione né un tipo di contributo di solidarietà.

A livello nazionale, gli introiti annuali dai canoni per i diritti d'acqua di tutti i Cantoni e Comuni ammontano in media a circa 550 milioni di franchi. Circa l’84% di questi introiti viene realizzato nei principali cantoni idroelettrici (Vallese, Grigioni, Ticino, Berna, Argovia e Uri). Gli introiti vengono distribuiti in modo differenziato tra Cantone e Comuni a seconda dei Cantoni.

Questi introiti rivestono una notevole importanza soprattutto per le regioni alpine. A Uri rappresentano circa il 24% degli introiti fiscali cantonali (26 milioni), nei Grigioni circa l’8% (124), in Vallese circa il 7% (164, per Cantoni e Comuni), mentre in Ticino i canoni fruttano 55 milioni, a Berna 45 e in Argovia 49. In determinate regioni, la percentuale degli introiti rispetto agli introiti fiscali comunali è tuttavia molto più elevata.

 

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