Il coinvolgimento personale è ciò che spinge di più i giovani svizzeri ad andare a votare. Ma la complessità del linguaggio politico rappresenta uno degli ostacoli principali
BERNA - È quanto emerge da un sondaggio svolto dalla Federazione Svizzera dei Parlamenti dei Giovani (FSPG) e dall'istituto gfs.bern che ha coinvolto ragazzi tra i 15 e i 25 anni. Tra quest'ultimi solo un giovane su tre ha affermato di esercitare il suo diritto di voto.
Al contrario degli argomenti a favore del recarsi alle urne, in quelli contro non vi è un chiaro ordine d'importanza, si legge in un comunicato odierno della piattaforma easyvote, un supporto informativo creato dal Parlamento dei giovani. Oltre alla complessità del linguaggio, emerge anche una certa sfiducia nei confronti del processo politico stesso e della sua efficacia.
Una relativa, ma in parte risicata, maggioranza ha anche citato i seguenti argomenti a sfavore: le votazioni non risolvono i problemi, i politici sono buoni a nulla e l'attuazione degli oggetti non rispetta la volontà del popolo.
Da un lato - precisa easyvote - i giovani desiderano un maggiore coinvolgimento a tutti i livelli federali. Dall'altro dimostrano un interesse piuttosto scarso a collaborare, in particolare all'interno di una struttura formale. Meno di un giovane su cinque si immagina di entrare a far parte di un partito politico o un parlamento dei giovani o addirittura di ricoprire personalmente una carica politica.
Secondo i ragazzi interrogati, la politica in materia di asilo e di stranieri in Svizzera è tra i temi più importanti da trattare a scuola, mentre al secondo posto figura il sistema politico del Paese.
Fino al 25 marzo i giovani hanno la possibilità, nell'ambito della campagna della FSPG "Cambia la Svizzera", di presentare le loro idee e richieste per la politica svizzera. Undici di questi verranno introdotti nel processo politico dagli undici consiglieri agli Stati e nazionali più giovani.