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L'accusa è di aggressione aggravata nei confronti di un giovane conosciuto su di un tram
ZURIGO - Uno scambio di parole sul tram con una persona conosciuta da poco, poi la rabbia: un pugno, la caduta dal mezzo, lo scontro violento con il marciapiedi e poi il tentativo di un secondo colpo quando l'altro ormai è privo di sensi. Secondo il procuratore pubblico ci sono tutti gli estremi per l'aggressione aggravata e, sul banco degli imputati, ci finirà il 21enne zurighese conosciuto da tutta la Svizzera con lo pseudonimo di Carlos.
«Non dovreste andare in giro a fare i teppisti, perché non fate un salto alla moschea piuttosto?», queste le parole rivolte dal giovane - recentemente avvicinatosi all'Islam - a una coppia di amici conosciuta sui mezzi. I due però non l'avrebbero presa bene, rispondendo: «Non devi certo dirmelo tu se devo andare o meno alla moschea». Tanto è bastato perché il 21enne sferrasse a uno dei due un cazzotto mentre scendeva dal convoglio cadendo rovinosamente e battendo la testa. Era successo il 29 marzo del 2016 e dal 1 aprile Carlos si trova in carcere.
Fra le ferite riportate dalla vittima: una frattura scomposta alla mandibola e diverse abrasioni e lacerazioni. Ulteriore aggravante, secondo l'accusa, la maestria nelle arti marziali del ragazzo (allenatosi per lungo tempo nella thai boxe) e le possibile conseguenze letali del gesto. Per questo l'accusa chiede una pena corrispondente a 30 mesi di detenzione.
Il caso di Carlos era finito sui media nazionali nel 2013, giovane problematico con una storia di violenza era stato messo in un "regime speciale" di sostegno da 29'000 franchi al mese comprendente un appartamento e anche lezioni di kick-boxe. Secondo alcuni, una spesa ingiustificata difesa a spada tratta dall'allora magistrato dei minori Hansuel Gürber.
