Dire addio al mercato unico per controllare l’immigrazione: Mauro Baranzini commenta il discorso della premier britannica Theresa May sulla Brexit
LUGANO/LONDRA - Intervista al conoscitore del Regno Unito e professore di economia politica dell’Usi sui piani di uscita dall'Ue esposti dalla premier britannica Theresa May.
Professor Baranzini, ci sono state delle sorprese nel discorso di Theresa May?
Non ci sono state sorprese particolari, ma è stato un discorso estremamente chiaro, fatto da un leader di notevole spessore che mette l’autodeterminazione e la voglia di diventare di nuovo indipendenti davanti a tutto. È un discorso che deve rassicurare senz’altro i 65 milioni di britannici perché in 12 punti ha spiegato bene quali saranno le tappe e i principi che saranno osservati durante le negoziazioni. Ha detto chiaramente che la Gran Bretagna esce dall’Unione Europea con tutti e due i piedi perché reintrodurrà il controllo alle frontiere e dell’immigrazione. A Bruxelles saranno molto arrabbiati per il suo discorso, ma ben gli sta.
Perché il Regno Unito può rinunciare all’accesso al mercato unico e la Svizzera no?
Il Regno Unito lo può fare perché la sua bilancia commerciale con l’Unione Europea è negativa per circa 100 miliardi di sterline all’anno. Ciò significa che la Gran Bretagna esporta meno di quanto importi dall’Unione Europea: bisogna sempre trattare bene qualcuno che compra più di quanto noi riusciamo a vendergli. Anche la Svizzera ha una bilancia commerciale negativa con l’Ue, ma in maniera meno marcata. Se si aggiungono i servizi, poi, che non sono contemplati nella bilancia commerciale, la Svizzera ha una bilancia delle partite correnti positiva: esporta più beni e servizi nell’Unione Europea di quanti non ne importi.
Le decisioni di May sono la conseguenza coerente del voto sulla Brexit. Se anche la Svizzera applicasse il voto del 9 febbraio alla lettera sarebbe destinata al suicidio economico come paventano i detrattori?
Personalmente penso di no. Prima del 2005, quando sono entrati in funzione i Bilaterali, la Svizzera aveva già eccellenti risultati sia nel campo della ricerca che dell’esportazione di beni e servizi. Il Regno Unito porta indietro l’orologio di 20 anni rispetto all’Unione Europea, ma andava già bene prima.
I sostenitori dei Bilaterali, però, citano i difficili Anni ‘90 come esempio della situazione pre-accordi...
Gli Anni ‘90 sono stati durissimi per tutti. Dal 2000 in avanti, però, la Svizzera è cresciuta molto più velocemente del resto dell’Europa e, non per niente, è la prima della classe in molti settori. Non è certo grazie ai Bilaterali che la Svizzera è diventata ricca. Gli accordi hanno certo favorito questo processo, hanno dato dei benefici, ma ci hanno obbligati ad accettare la legislazione europea. Una cosa che la May ha escluso categoricamente: non vuole più sentire parlare di Corte di giustizia dell’Unione Europea. I burocrati europei, totalmente ignoranti dei sentimenti dei britannici, non hanno purtroppo mai capito che aderire al mercato europeo è un conto, ma stare all’interno dell’Unione Europea così com’è oggi è un altro. Per i britannici è come stare in prigione.
Come reagiranno i “burocrati europei” alla scelta britannica?
Se fossero intelligenti cercherebbero di limitare i danni per evitare che altre nazioni escano. Se continuano sulla falsa riga degli ultimi 24 mesi, però, ho paura che avranno la tentazione di punire la Gran Bretagna, ma rimarranno scottati. Theresa May, del resto, è stata forte perché ha detto a Bruxelles che, se continuerà con un atteggiamento punitivo, Londra potrebbe introdurre un «livello di tassazione competitivo». Ciò significa fare della Gran Bretagna un vero paradiso fiscale mettendo molto in imbarazzo molte industrie e soprattutto il settore finanziario dei Paesi europei.
Theresa May sostiene che sarà meglio «nessun accordo commerciale con l’Ue che un cattivo accordo»? Londra ce la farà anche se non riuscirà a rinegoziare un'intesa con Bruxelles?
Assolutamente sì perché se l’Unione Europea dovesse mettere una tassa del 20% sulle importazioni britanniche, i britannici risponderebbero con la medesima tassa e sarebbero gli europei continentali a soffrire di più.
Le alternative che propone - rapporti commerciali forti con molti Paesi del mondo - saranno efficaci?
Sì. I partner, del resto, non si limitano alla Cina e gli Stati Uniti. Ci sono l’India, il Pakistan, i Paesi del Medio Oriente, dell’Africa e del Sudamerica, con cui la Gran Bretagna ha sempre avuto intensi scambi commerciali. Gli Stati Uniti, fra l’altro, hanno fatto retromarcia rispetto al ricatto di Obama, che non ha capito assolutamente niente di questo problema. È venuto a Londra prima della votazione (sulla Brexit, ndr) a dire che i britannici dovevano restare nell’Unione Europea. Forse è meglio così, almeno hanno votato per l’uscita.