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BERNAIl dumping salariale varia a seconda del settore

13.01.17 - 12:32
Nel settore dell'industria gli stipendi non raggiungono i 3'000 franchi lordi al mese
TiPress
Il dumping salariale varia a seconda del settore
Nel settore dell'industria gli stipendi non raggiungono i 3'000 franchi lordi al mese

BERNA - Meno di 3000 franchi lordi al mese: è quello che ricevono alcuni salariati attivi nell'industria. Il dumping salariale, soprattutto praticato nelle società di subappalto, nei settori dell'istallazione di macchinari e nelle imprese orologiere, è un fenomeno che tocca non solo il Ticino ma anche altre regioni.

I settori più interessati sono quelli che non hanno stipendi minimi come quello dell'istallazione e manutenzione di macchinari, ha precisato all'ats Daniel Lampart, capo economista presso l'Unione sindacale svizzera (USS). Il cantone di Zurigo intende introdurre salari minimi in questo ambito.

Anche le società di subappalto e quelle esposte alla concorrenza di imprese straniere attive in Europa possono essere toccate da dumping salariale, indica Nicolas Aune, segretario generale dell'Unione industriale ginevrina (UIG).

Stando a Pierluigi Fedele, responsabile dell'orologeria presso Unia, un quarto delle imprese attive in questo settore non sono sottoposte alla contratto collettivo di lavoro (CCL) del ramo: in queste società si trova potenzialmente più dumping. Il fenomeno - precisa - tocca soprattutto le regioni frontaliere rappresentate dai cantoni di Neuchâtel, Giura e Vaud (con la Valle di Joux).

Nell'ambito del suo operato, Pierluigi Fedele ha visto aziende che proponevano salari inferiori ai 3000 franchi lordi al mese per un impiego al 100%.

«A livello di industria delle macchine, gli stipendi sono sempre più sotto pressione, in particolare per l'effetto della libera circolazione», aggiunge Fedele. Per far fronte al problema Ginevra ha stipulato un contratto di lavoro tipo per questo settore.

L'UIG ha una visione meno negativa: se si considera tutti i rami industriali nel loro complesso non si constata un incremento del dumping salariale nel 2016. «Il fenomeno - sottolinea Aune - resta debole. Inoltre non rileviamo particolari pressioni sui salari, malgrado la crisi del franco forte che penalizza il settore molto orientato sui mercati mondiali dell'esportazione».

Della stessa idea risulta l'USS, la quale afferma che nonostante la il rafforzamento della moneta elvetica, le remunerazioni del settore industriale non sono diminuite, ma rimaste stabili.

Secondo Pierluigi Fedele invece non è tutto roseo: il segretario regionale di Unia Transgiurana punta il dito contro l'assenza del conferimento dell'obbligatorietà generale al CCL. L'industria delle macchine, elettrotecnica e metallurgica (MEM) dispone sì di un contratto di lavoro ma che non è di obbligatorietà generale, da qui il rischio maggiore di dumping.

CCL o no per Diego Frieden, segretario centrale del sindacato Syna, l'assenza di strumenti paritari efficaci di controllo delle remunerazioni rende l'applicazione dei salari minimi più difficile. Inoltre secondo Frieden, l'introduzione di soglie minime non rappresenta la panacea: queste servono da riferimento ma si ammette ancora tra il 15% e il 20% di differenza prima di considerarlo dumping.

«Quindi se il salario minimo è troppo basso e rappresenta quasi già una forma di dumping, una remunerazione ancora più bassa è possibile e accettata malgrado il suo livello quasi scandaloso», prosegue. Secondo Frieden, i salari minimi devono essere riadattati di conseguenza.

L'UIG fa comunque presente che spesso le aziende non trovano facilmente personale e sono anche disposte a pagare bene. «Le imprese restano alla ricerca di profili qualificati o altamente qualificati, di ingegneri e di posti di dirigenti. La Svizzera, e Ginevra in particolare, è in situazione di penuria di tali profili. Il mercato mantiene quindi un'offerta salariale piuttosto attrattiva per conservarli o attirarli», conclude Aune.
 
 

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