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GINEVRANaturalizzazione facilitata a una prostituta, il TAF sconfessa la SEM

06.12.16 - 13:58
In caso di matrimonio, la gestione di un salone di prostituzione non deve impedire la procedura
Naturalizzazione facilitata a una prostituta, il TAF sconfessa la SEM
In caso di matrimonio, la gestione di un salone di prostituzione non deve impedire la procedura

GINEVRA - La gestione di un salone di prostituzione non deve impedire l'ottenimento della naturalizzazione facilitata grazie al matrimonio. Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha sconfessato un veto posto dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM).

La donna - una francese sulla quarantina - non ha mai fatto mistero della sua professione di prostituta e da 16 anni è sposata con un ginevrino, anch'egli implicato nella gestione della medesima attività. Nel marzo 2014 la SEM l'aveva avvertita che avrebbe rifiutato la domanda di naturalizzazione facilitata grazie al matrimonio, argomentando che l'esercizio della prostituzione è «incompatibile con il dovere di fedeltà inerente la comunità coniugale».

Il TAF si è mostrato meno severo della SEM: secondo l'istanza giudiziaria federale, l'interessata può prevalersi di «indizi di peso del tutto eccezionali che portando a ritenere che la coppia presenta la stabilità richiesta malgrado la professione che essa esercita».

I congiunti - rileva il Tribunale amministrativo - si conoscono da una ventina d'anni, «vivono allo stesso indirizzo da quindici e hanno concepito un figlio insieme». Inoltre, diverse testimonianze di vicini di casa e di amici confermano il carattere stabile della coppia.

Infine, nella sua presa di posizione, l'interessata aveva sottolineato di «non aver mai intrattenuto rapporti sessuali di piacere con un'altra persona all'infuori del marito». Di conseguenza, tutto l'incarto deve ritornare alla SEM, che dovrà emanare un'altra sentenza in favore della ricorrente, la quale ha diritto a un'indennità per le spese sostenute.

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