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SVIZZERA«Quasi il 20% degli svizzeri giustifica la tortura»

05.12.16 - 13:52
La violenza viene "accettata" per estorcere indicazioni militari ai combattenti. È quanto emerge da un sondaggio condotto in 16 Paesi e al quale hanno partecipato 17.000 persone
«Quasi il 20% degli svizzeri giustifica la tortura»
La violenza viene "accettata" per estorcere indicazioni militari ai combattenti. È quanto emerge da un sondaggio condotto in 16 Paesi e al quale hanno partecipato 17.000 persone

GINEVRA - Quasi il 20% degli svizzeri ritiene che un combattente possa essere torturato per ottenere indicazioni militari. È quanto emerge da un vasto sondaggio realizzato dal Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) su 17'000 persone in 16 Paesi, pubblicato oggi a Ginevra.

Lo studio - denominato "La voce della guerra" - ha interessato cittadini di dieci Stati in guerra, di cinque membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia) e della Confederazione.

Oltre il 70% degli svizzeri respinge qualsiasi possibilità di ricorrere alla tortura. Altrove nel mondo questo tasso scende in media al 48%, con grosse differenze regionali: gli yemeniti sono totalmente contrari, mentre i nigeriani accettano questa pratica nella misura del 70%.

Più in generale, il 12% degli svizzeri ritiene che la tortura faccia parte di un conflitto, mentre l'85% la rifiuta. Un terzo dei palestinesi la considera problematica e oltre la metà l'associa alla guerra.

Due terzi degli interrogati ritengono che ci debbano essere dei limiti nei conflitti. Per l'80% è necessario prendere misure a difesa dei civili. Ancora più persone denunciano gli attacchi contro il personale sanitario, mentre il 70% estende la denuncia ai monumenti.

Il 59% condanna le violenze contro il personale umanitario (il 70% nei Paesi in guerra e poco più del 50% altrove). Oltre il 70% degli interpellati ritiene che i soccorritori debbano occuparsi di tutti i civili.

«Dobbiamo ripetere con forza una regola fondamentale: tutte le forme di tortura sono vietate», sottolinea il presidente del CICR, Peter Maurer, commentando i risultati dell'inchiesta.

Mai come oggi - prosegue - le quattro Convenzioni di Ginevra e i relativi Protocolli aggiuntivi, a tutela di civili, combattenti feriti o detenuti, vengono messe in discussione. «Non dobbiamo abituarci all'orrore delle immagini che ci arrivano ogni giorno dalle zone di guerra, non abbiamo il diritto di diventare indifferenti alla sofferenza umana», conclude Maurer.

 

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