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BERNAImmigrazione, prime schermaglie in aula  

30.11.16 - 11:47
Il nodo è quello di tenere conto della volontà popolare, senza però violare la libera circolazione delle persone
Immigrazione, prime schermaglie in aula  
Il nodo è quello di tenere conto della volontà popolare, senza però violare la libera circolazione delle persone

BERNA - Tenere conto della volontà popolare, senza però violare la libera circolazione delle persone (ALC) con Bruxelles col rischio di mettere in pericolo tutti i bilaterali I. Questo il succo di buona parte degli interventi oggi al Consiglio degli Stati nell'ambito del dibattito, che proseguirà domani, sull'applicazione dell'iniziativa UDC contro l'immigrazione di massa accolta dal popolo il 9 di febbraio 2014.

Come noto, il tema di come regolare l'immigrazione è già stato affrontato dal Consiglio nazionale in settembre. All'epoca, la Camera del popolo si era espressa per la cosiddetta preferenza nazionale "light", rifiutandosi di andare più lontano, ossia di reintrodurre in Svizzera contingenti e tetti massimi come chiesto dai democentristi.

Il modello del Nazionale prevede, superata una certa soglia di immigrazione, l'obbligo per le aziende di annunciare agli Uffici regionali del lavoro i posti vacanti. Questo provvedimento potrà anche essere limitato ad alcune categorie professionali, ad alcuni settori o ad alcuni cantoni. Il testo non fissa tuttavia un obbligo vincolante di assunzione del personale residente.

Müller contro Bischof - Il dibattito di domani ruoterà principalmente attorno a due modelli, quello messo a punto dal "senatore" Philipp Müller (PLR/AG) e adottato dalla maggioranza della commissione, e quello proposto dal Consigliere agli Stati Pirmin Bischof (PPD/SO).

Nel primo modello non si parla di soglie o immigrazione. In caso di forte disoccupazione in determinati gruppi professionali o settori di attività, i datori di lavoro dovrebbero essere obbligati a convocare i disoccupati residenti il cui profilo corrisponde all'impiego e, se non li assumono, a giustificarsi.

Al modello Müller si contrappone la proposta Bischof, più vicina alla versione legislativa adottata dal Nazionale. Bischof non prevede per esempio l'obbligo del colloquio tra disoccupato e datore di lavoro, anche se il Consiglio federale "può" introdurre un simile provvedimento.

Inoltre, il Consiglio federale potrebbe adottare misure appropriate limitate nel tempo e nello spazio in caso di problemi economici e sociali importanti (per esempio un forte afflusso di frontalieri) che siano il meno possibile in conflitto con l'accordo sulla libera circolazione delle persone.

Se tuttavia il comitato misto Svizzera-Ue dovesse essere contrario alle misure adottate da Berna, passati 60 giorni, secondo il "senatore" PPD, dovrebbe essere il parlamento ad esprimersi sul seguito della procedura e, se necessario, limitare in maniera unilaterale l'immigrazione. Una simile proposta era già stata bocciata dal Nazionale in settembre.

A questi due modelli, diversi ma con l'obiettivo di preservare la libera circolazione delle persone, si contrappone la proposta di minoranza di Peter Föhn (UDC/SZ) che chiede una trasposizione letterale nella legge dell'articolo costituzionale 121a che prevede tetti massimi e contingenti, nonché la preferenza indigena.

"Popolo è scandalizzato" - Nella discussione odierna di entrata nel merito, peraltro non contestata, diversi oratori, tanto di destra che di sinistra, hanno ammesso che le proposte sulla tavola per ottenere la tanto ambita "quadratura del cerchio" rappresentano un compromesso che dovrebbe consentire alla Svizzera di correggere certe "storture" nel mercato del lavoro causate dall'ALC, preservando nel contempo le importanti relazioni economiche con Bruxelles.

Come prevedibile, in aula Peter Föhn e l'indipendente, ma membro del Gruppo UDC, Thomas Minder (SH) hanno difeso l'applicazione letterale dell'iniziativa. Secondo Föhn il popolo è "scandalizzato" da quanto stanno facendo le Camere, mentre Minder ha rinfacciato al plenum di ridurre la democrazia a "cartastraccia".

Per i due "senatori" bisogna rispettare la volontà del popolo e della maggioranza dei Cantoni secondo cui la Svizzera deve gestire autonomamente l'immigrazione. Non è possibile che l'Ue abbia un diritto di veto su quanto deciso democraticamente, hanno tuonato.

"Non giochiamo con le emozioni" - A Föhn ha risposto indirettamente il "senatore" Fabio Abate, secondo cui è stato eletto "non per regalare emozioni, ma risolvere problemi". Il Ticinese ha rammentato che i trattati internazionali sottoscritti dalla Svizzera sono vincolanti, secondo l'adagio latino "pacta sunt servanda". I Cantoni, poi, vogliono preservare gli accordi bilaterali con Bruxelles anche se una parte di essi, nel 2014, ha votato a favore dell'iniziativa UDC.

Insomma, le soluzioni uscite dalla commissione non saranno magari perfette, ma almeno hanno il pregio di essere equilibrate. Abate ha anche incitato i colleghi a non far "melina", poiché il dossier deve essere trattato imperativamente entro questa sessione. Ne va della reintroduzione della Svizzera a pieno titolo nel programma di ricerca europeo Orizzonte 2020.

Agire con urgenza - Anche l'altro ticinese in aula, Filippo Lombardi (PPD), ha difeso le soluzioni di compromesso elaborate in seno alla commissione preparatoria. A parere del "senatore" democristiano è necessario agire con una certa celerità, vista la forte pressione migratoria cui è sottoposto il Paese, e in particolare il Ticino.

Non è un caso, hanno indicato sia Abate che Lombardi nei rispettivi interventi, che il 68% dei Ticinesi ha votato a favore dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa oltre due anni fa.

Necessaria nuova votazione? - Diversi "senatori", consapevoli che i modelli Müller e Bischof non sono la trasposizione letterale della volontà popolare, hanno adombrato la necessità di ritornare a votare in modo da eliminare questa sfasatura tra il dettato costituzionale e la legge di applicazione.

A tale riguardo, il Consiglio federale ha deciso di contrapporre all'iniziativa RASA ("Raus aus der Sackgasse", ossia "Fuori dal vicolo cieco"), che chiede di abrogare l'articolo costituzionale 121a sull'immigrazione di massa, un controprogetto diretto.

Quest'ultimo, benché non ancora formulato nel particolari, potrebbe rendersi necessario qualora si dovesse specificare nella Costituzione federale la precedenza degli obblighi internazionali della Svizzera - nel caso concreto la libera circolazione delle persone - rispetto al diritto interno.

In una sentenza recente, il Tribunale federale si è già pronunciato per la precedenza degli accordi internazionali della Svizzera, nel caso specifico dell'ALC, a meno che il legislatore non decida di denunciarlo.

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