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SAN GALLO Il Governo sangallese vuole togliere il divieto del velo islamico a scuola

28.10.16 - 11:48
Per il governo sangallese la via proposta mira a favorire l'integrazione. «Un divieto generale di coprirsi il viso potrebbe indurre talune donne a non più muoversi negli spazi pubblici»
Il Governo sangallese vuole togliere il divieto del velo islamico a scuola
Per il governo sangallese la via proposta mira a favorire l'integrazione. «Un divieto generale di coprirsi il viso potrebbe indurre talune donne a non più muoversi negli spazi pubblici»

SAN GALLO - Il governo cantonale sangallese vuole revocare il divieto di portare il velo islamico a scuola. Nella legge scolastica va imposto semplicemente che gli allievi si vestano "in modo corretto", ritiene il Consiglio di Stato, che ha inviato oggi diverse modifiche legislative in consultazione.

Il divieto del velo nelle scuole sangallesi è già stato di fatto abrogato a fine 2015 dal Tribunale federale, che in una sentenza ha autorizzato un'alunna bosniaca di fede musulmana di St. Margrethen (SG) a presentarsi in classe con il capo coperto dall'hijab (un velo che lascia scoperto il volto).

Durante la lunga vertenza sulla questione del divieto del velo nelle scuole il Gran Consiglio aveva chiesto al governo cantonale di elaborare basi legali al riguardo. In una proposta modifica della legge scolastica messa in consultazione il Consiglio di Stato vuole ora semplicemente obbligare allieve e allievi a vestirsi correttamente, rinunciando a un abbigliamento che potrebbe intralciare l'insegnamento o mettere in pericolo la "pace scolastica". Le autorità scolastiche locali dovrebbero emanare disposizioni aggiuntive. Per le infrazioni vanno sanzionati i genitori.

Nel 2010 il Consiglio scolastico sangallese, presieduto dal capo del Dipartimento dell'educazione cantonale Stefan Kölliker (UDC), aveva raccomandato alle scuole di vietare nelle aule veli islamici e altri copricapi.

Lo scorso 11 dicembre la IIa Corte di diritto pubblico del Tribunale federale ha però bocciato il divieto in una udienza pubblica, con una maggioranza di quattro giudici contro uno, affermando che esso viola la libertà di credo e coscienza. Ha così respinto un ricorso presentato dalle autorità scolastiche contro il via libera al velo deciso dal Tribunale amministrativo cantonale sangallese.

Contrariamente a quanto vale per l'istituzione scolastica e i suoi insegnanti - ha precisato la suprema Corte - gli alunni non sono costretti a osservare una neutralità confessionale: portare un simbolo religioso è in linea di massima compatibile con l'obbligo degli scolari di intrattenere relazioni rispettose con i coetanei.

Il governo sangallese non vuole neppure un divieto di coprirsi il volto negli spazi pubblici. Un simile divieto non si giustifica nel nome del pubblico interesse, afferma in un comunicato. Il Consiglio di Stato si pronuncia tuttavia per l'introduzione di un divieto limitato per i contatti con le autorità, per esempio con l'APMA/KESB (Autorità di protezione dei minori e degli adulti) e con il Servizio di assistenza sociale, oppure in occasione dei colloqui dei genitori con gli insegnanti.

Per il governo sangallese la via proposta mira a favorire l'integrazione. «Un divieto generale di coprirsi il viso potrebbe indurre talune donne a non più muoversi negli spazi pubblici», scrive il Consiglio di Stato. L'esecutivo rileva peraltro che solo pochissime musulmane residenti nel cantone si velano il volto. A portare il velo integrale (burqa e niqab) sono per lo più turiste di passaggio.

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