Hansueli Gürber, ormai in pensione, parla della sua esperienza professionale come procuratore dei minorenni: «Quel caso ha cambiato tutto»
ZURIGO - Hansueli Gürber è una celebrità fra i Procuratori pubblici dei minorenni, il motivo? Era in prima fila per il famoso (e controverso) caso Carlos. Una parentesi che, ne è convinto, ha cambiato per sempre il modo di trattare i minorenni che trasgrediscono la legge.
Oggi esce la Sua biografia, di Carlos se ne parla pochissimo benché di fatto lei gli debba la sua fama. Come mai?
«Perché anche dopo il pensionamento sono tenuto a rispettare il segreto professionale. So che il mio ex-capo della Direzione della giustizia del canton Zurigo ha paura che io vuoti il sacco. Anche volendo, se lo facessi la denuncia è assicurata».
Parliamo di quei 29'000 franchi al mese, fra appartamento, corsi di formazione, supporto e lezioni di thai-boxe per Carlos. Secondo lei è stato un errore?
«No, per niente. In quella fase della sua vita tutte quelle cose riuscivano a dare la pace interiore a un ragazzo che ormai aveva rinnegato tutte le istituzioni, era una situazione veramente disperata».
Il fatto che il caso abbia catalizzato l'attenzione mediatica per mesi e mesi ha cambiato il modo con cui voi lavoravate con i criminali minorenni?
«Sì, purtroppo ha messo la parola fine a qualsiasi procedura eccezionale per ragazzi particolarmente delicati. Nessuno osa più tentare di riportare sulla retta via qualcuno che, forse, lo meriterebbe. Per questo sempre più giovani e giovanissimi finiscono in foyer per minori, anche se non dovrebbero».
Cosa hanno queste istituzioni che non va?
«Spesso e volentieri sono grandi e dispersivi, i giovani si sentono abbandonati. Inoltre le burocrazia ad essi collegata è enorme. Gli assistenti sociali sono letteralmente sotterrati dal lavoro di redazione dei rapporti».
La criminalità giovanile è in calo, come mai secondo lei?
«Da una parte penso sia questione di mode: oggi delinquere è "out". Dall'altra alcune minoranze, penso a quelle balcaniche, si sono ben integrate. È anche probabile che oggi si senta più il peso delle proprie azioni rispetto a una volta: i ragazzi non vogliono rovinarsi la vita per un errore».
Nel libro scrive che da giovane lei si è reso protagonista di un taccheggio...
«Sì, qualche volta ho rubato dei jeans con dei compagni di scuola. Ma non sono il solo... Secondo uno studio recente praticamente il 100% dei ragazzi entro i 20 anni infrange volontariamente la legge almeno una volta. La maggioranza, però, non lo rifarà mai più».