Vittima di questo caso di "trollaggio" d'antologia uno zurighese che non l'ha presa bene, e nemmeno l'azienda
ZURIGO - Di corsa a prendere un volo per le agognate vacanze, ma è inizio agosto e anche solo per arrivare al check-in c'è una fila interminabile.
Un incubo fatto realtà che può capitare a tutti, anche a Stefan*. cittadino zurighese che a Barcellona voleva tanto andarci. E invece, davanti a lui un'immensa fila di persone in braghette con trolley e occhiali da sole in attesa di imbarcarsi. Lui, tapino, pensava di metterci «solo 15 minuti».
Uno sguardo all'orario sullo smartphone, è tardissimo e perdere l'aereo è quasi un dato assodato, e quindi lo scatto social parte quasi come un automatismo: «Così proprio non va», finisce per postare con un'immagine della mandria incastonata e tutti gli hashtag di rito su Facebook. Stefan poi il suo volo lo perderà e, alcune delle risposte al suo post non lo aiuteranno a ingoiare l'amara pillola.
«Magari la prossima volta vieni un attimino prima se vuoi andare a sederti sotto la tua palmuccia», ha aperto le danze una sconosciuta a cui si sono aggiunti diversi altri, tra i quali: «Se non volevi rimanere a casa potevi prenderti un biglietto di business class...», «...Oh poverino...» e «...proprio svelto come un gatto di marmo...». Sarebbe un tipico caso di "trollaggio" (termine gergale utilizzato per indicare molestie verbali spregiudicate sui social, ndr.) se non fosse che, stando alla SonntagsZeitung, le persone in questione sarebbero collaboratori assunti da Swissport come personale di terra.
Secondo il domenicale, inoltre, non si tratterebbe della prima volta. Un gruppo di una decina di dipendenti dell'azienda, infatti, avrebbe preso l'abitudine di bersagliare di sfottò tutti i clienti che osavano lamentarsi. Una pratica che è al limite della molestia.
Swiss, dal canto suo, non procederà chiedendo la cancellazione dei post, il motivo? La libertà d'espressione personale, almeno stando a quanto dichiarato dalla portavoce Karin Müller che aggiunge: «Siamo convinti che si tratta di casi isolati e non di assalti sistematici, non si ripeteranno più».
Categorica invece la condanna di Swissport: «La nostra azienda non tollera questo tipo di comportamento social, è in contraddizione con tutte le nostre norme di condotta», conferma la portavoce Nathalie Berchtold, «abbiamo identificato i dipendenti in questione, ne parleremo con loro e adotteremo le misure necessarie».
*nome di finzione