Lo ha dichiarato Peter Hasler, presidente uscente della Posta, e ha aggiunto: «Un aumento dei prezzi non farà male a nessuno»
ZURIGO - Peter Hasler, presidente della Posta che domani andrà in pensione, sta già preparando la strada per Urs Schwaller, suo successore. Nel corso di un'intervista rilasciata al Tages-Anzeiger infatti il presidente uscente ha spiegato che prossimamente il "colosso giallo" dovrà aumentare le proprie tariffe.
«Attualmente il settore della posta è ancora profittevole, soprattutto grazie ai clienti commerciali. Le lettere private però costano troppo poco. Tradotto in fatti bisognerebbe aumentare i prezzi rispettivamente a 1 franco (B) e 1.20 (posta A)» spiega Hasler, ricordando che La Posta non aumenta le proprie tariffe da «oltre dieci anni».
Pubblico non vuol dire gratis - «Uno svizzero spende in media 5.50 franchi al mese per i servizi postali. Un aumento dei prezzi non potrà quindi fare male a nessuno» ha affermato. Il possibile turbamento provocato da questa scelta non lo preoccupa, e anzi in merito ha ricordato che «le FFS aumentano le proprie tarrife ogni anno.» Solamente i giornali e le associazioni a difesa dei consumatori si lamentano, ma i cittadini alla fine lo accettano «nonostante alcuni abbiano l'illusione che tutto ciò che sia pubblico debba pure essere gratuito o a basso costo». Il punto è, sostiene Hasler, che un'impresa che non mira al profitto, anche se pubblica, è un'impresa morta.
Privatizzare? Non è la soluzione! - Questo aumento non servirà comunque a salvare tutti gli uffici postali. «Il calo dell'affluenza negli uffici è drammatico e il rinnovamento è quindi necessario.» Per quanto riguarda la privatizzazione completa del servizio, Hasler avverte: in tal caso la Confederazione dovrà abbandonare il servizio di base e le tariffe ne risentiranno, dovendo essere stabilite in funzione delle distanze. «Una lettera inviata a Safiental (una valle situata a Surselva, nel Canton Grigioni, ndr.)? Costerebbe 1.50. Un pacchetto inviato a Scuol? Costerebbe 15 franchi. Uno scenario si corrispondente alla volontà popolare, ma difficilmente accettabile in un'economia di mercato.»