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VATICANOEssere Guardia svizzera è "una vocazione"

06.05.15 - 15:59
Lo ha detto stamattina il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Oggi pomeriggio il giuramento
Essere Guardia svizzera è "una vocazione"
Lo ha detto stamattina il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Oggi pomeriggio il giuramento

CITTÀ DEL VATICANO - "Giuro di osservare fedelmente, lealmente e onorevolmente... Che Dio o i suoi santi mi assistano." E' risuonata alta e imperiosa la voce delle 32 nuove guardie pontificie oggi pomeriggio alla cerimonia di giuramento, nell'affollato cortile di San Damaso, in Vaticano.

Il 6 maggio è il giorno chiave nella storia della Guardia Svizzera in Vaticano, giorno che si lega profondamente con la storia stessa della Chiesa: il 6 maggio 1527, nel corso del Sacco di Roma perpetrato dai Lanzichenecchi (soldati mercenari tedeschi), 147 confederati diedero la vita per difendere il Papa, Clemente VII. Una cerimonia trasmessa in diretta dal Centro televisivo Vaticano, che si ripete di fatto identica ogni volta, ma l'emozione di chi vi assiste è grande.

Quest'anno ospite d'onore in Vaticano è stato il Vallese, con il Consiglio di Stato "in corpore", accompagnato da una ventina di personalità del Cantone e dal consigliere federale Alain Berset, che in mattinata "ha avuto l'onore di salutare il Santo Padre", ha precisato poi un comunicato del suo dipartimento, e intrattenersi con alcuni ministri del governo italiano.

Nel corso di due secoli, ossia da quando il Vallese è entrato nella Confederazione, questo cantone ha offerto il maggior numero di giovani al corpo delle Guardie del Papa. Attualmente il contingente vallesano conta 16 Guardie, seguono quelli bernese (11), sangallese (10), friburghese e grigionese (9 ciascuno). Il più piccolo esercito al mondo conta in tutto 110 militi.

Le nuove reclute, chiamate per nome, si sono fatte avanti e ciascuna, con la mano sinistra sulla bandiera della Guardia e la destra alzata con le tre dita aperte, quale simbolo della Trinità, hanno urlato nella propria lingua madre (24 in tedesco, 7 in francese e uno in italiano) il loro impegno totale al Papa, pronti a dare la vita, con l'ausilio dei Santi protettori della Guardia, che sono S. Martino, S. Sebastiano e S. Nicolao della Flüe, "Defensor Pacis et pater patriae". La cerimonia è terminata con l'esecuzione di alcuni brani musicali suonati dalla banda della stessa Guardia.

Card. Parolin: non un mestiere ma una missione - Il vostro compito "non è un mestiere, ma una missione; non è un lavoro ma una vocazione", ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, celebrando la messa speciale per le Guardie e tutta la delegazione elvetica, nella basilica di San Pietro.

All'omelia il porporato ha sottolineato come questa festa importante per il Corpo militare sia "il momento più significativo ed emozionante nella vita di ogni guardia, che in questa ricorrenza giura di servire con tutte le forze il Successore di Pietro". Riprendendo la parabola giovannea della vite e dei tralci, Parolin ha ricordato che l'immagine "esprime in modo forte il legame che esiste tra Cristo e noi, e tra noi gli uni con gli altri. Non è un legame esteriore, simbolico, ma intimo e vitale".

In mattinata è stato lo stesso papa Francesco, durante l'udienza generale in Piazza San Pietro a salutare le famiglie della Guardia Pontificia. Nei giorni precedenti il pontefice, durante l'udienza concessa nella Sala Clementina, aveva invitato le Guardie a tenere un "piccolo vangelo sempre in tasca" e pregare il rosario "durante i picchetti d'onore'". Nessun rimprovero, aveva assicurato, se recitate il rosario mentre accompagnate capi di Stato e personalità dal Papa.

Alle guardie papa Francesco aveva anche riproposto la meditazione degli esercizi spirituali di Sant'Ignazio sulle due bandiere, il "vessillo di Cristo" e il "vessillo di Satana", meditazione che richiede al cristiano una scelta di campo, tra il bene e il male.

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