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SVIZZERAMorti nel Mediterraneo: “Provo rabbia per l’ignoranza dei governi europei”

21.04.15 - 06:06
Da Zurigo Simon Sontowski risponde insieme ad altri attivisti alle chiamate d’emergenza dei migranti in mare
Simon Sontowski
Morti nel Mediterraneo: “Provo rabbia per l’ignoranza dei governi europei”
Da Zurigo Simon Sontowski risponde insieme ad altri attivisti alle chiamate d’emergenza dei migranti in mare

ZURIGO - Attivato nell’ottobre del 2014, Watch the Med (“Watch the Mediterranean Sea”) è un numero d’emergenza che offre aiuto alle imbarcazioni di migranti in difficoltà nel Mediterraneo. Da dieci Paesi europei così come dal Marocco e dalla Tunisia, più di 100 attivisti garantiscono loro assistenza telefonica 24 ore su 24. In Svizzera esistono tre team: a Berna, Basilea e Zurigo. 20 Minuten ha incontrato Simon Sontowski, in formazione nella squadra di Zurigo.

Signor Sontowski, lei è in formazione presso Watch the Med. Come ha vissuto gli ultimi giorni?

È stata la follia. Siamo entrati in contatto con circa venti barche la settimana scorsa. Sono molte se si pensa che, da ottobre a marzo, avevamo ricevuto trenta chiamate. Ci è stato comunicato che tutte le persone presenti sulle imbarcazioni con cui abbiamo avuto a che fare sono state portate sane e salve in Italia. È stato un sollievo.

Cosa pensa quando sente parlare di così tanti morti?

Ci si sente mancare, ci si sente impotenti, ma, soprattutto, si prova rabbia per l’ignoranza dei governi europei.

Perché rabbia?

Mare Nostrum – l’operazione di pattugliamento delle coste e salvataggio di migranti della Marina italiana – era stata interrotta perché, sostenevano, avrebbe attirato più persone. È unasciocchezza. Non è perché non ci sono più queste navi di soccorso che la gente dice: “Ah, allora resto qui in Libia nel bel mezzo della guerra civile”. Queste persone semplicemente non hanno altra scelta.

Quali sono le vostre richieste concrete?

Prima di tutto è necessario ristabilire un’azione di salvataggio di ampio respiro finanziata dagli Stati Schengen. In secondo luogo bisogna creare dei canali di viaggio sicuri e diretti ed è necessario cambiare la politica dei visti o, perlomeno, reintrodurre la possibilità di chiedere asilo nelle ambasciate, opzione che la Svizzera ha eliminato nel 2013. Per la maggior parte dei profughi oggi come oggi è praticamente impossibile raggiungere l’Europa per vie legali. Rimane loro solo il pericoloso attraversamento del Mediterraneo.

Come si svolge una chiamata di soccorso a Watch the Med?

Prima di tutto pongo tutte le domande necessarie per il salvataggio: Qual è la situazione? State imbarcando acqua? Avete finito il carburante? Avete cibo o bevande? Ci sono bambini e donne incinte a bordo? Per noi, poi, sono importanti soprattutto le coordinate Gps dell’imbarcazione. Grazie a esse, infatti, posso ricontattare i migranti via telefono satellitare e localizzarli su una carta così da contattare le autorità nazionali competenti per quella zona. Poi cerco se nell’area ci sono delle navi che possano prendere i profughi a bordo. Infine contatto la guardia costiera competente e le lascio la responsabilità del caso.

Come mai ha deciso di lavorare per questo numero d’emergenza?

Perché volevo fare qualcosa di concreto. Watch the Med costituisce un aiuto reale a fronte di una tragedia umana e politica. È terribile che così tante persone muoiano ogni anno, su questo sono tutti concordi, ma le risposte sono troppo spesso “Abbiamo le mani legate” o “Cosa bisognerebbe fare quindi?”. Non va bene. Certo non possiamo salvare tutti, ma questo non è nemmeno il nostro obiettivo.

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