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SVIZZERAEcco a voi Flyability, il drone antiurto che il mondo ci invidia

27.01.15 - 06:22
Primo prototipo che resiste agli impatti, è stato ideato a Losanna e rappresenta il futuro degli oggetti volanti: l’opinione pubblica ne è già stregata
Ecco a voi Flyability, il drone antiurto che il mondo ci invidia
Primo prototipo che resiste agli impatti, è stato ideato a Losanna e rappresenta il futuro degli oggetti volanti: l’opinione pubblica ne è già stregata

LOSANNA - Ne hanno parlato The Washington Times, Business Insider, la Cnn, la Bbc, Reuters, Bilan: la rassegna stampa di Flyability, il primo drone resistente agli urti, nell’opinione pubblica è già un successo mondiale. Pazienza dunque se lo scorso autunno si è guadagnato “solo” il secondo posto nella finale di Swiss Startups Awards. Nemo propheta in patria, in fondo: si sa. In viaggio da un punto all’altro del pianeta, a fare affari con manager interessati alla sua creazione, Patrick Thévoz ha già ben donde di che essere orgoglioso. Master al Politecnico di Losanna e all'Università della California, un inizio di carriera in consulenza strategica, dopo quattro anni al servizio dell’industria farmaceutica e alimentare e «un anno sabbatico in giro per il mondo», attratto dalla tesi di dottorato dell’amico di infanzia e oggi collega Adrien Briod, ha deciso di lanciarsi nel business dei droni. «Prima abbiamo dovuto consolidare il nostro rapporto di fiducia: indispensabile perché una simile avventura possa avere successo».

Patrick, tutti gli occhi sono su di voi. Ammettilo: ti aspettavi di vincere?

"Abbiamo la fortuna di aver creato un prototipo che la gente ama. Gli oggetti volanti affascinano da sempre l’immaginario collettivo. Inoltre, ci è d’aiuto l’ambizione di rendere il mondo un posto più sicuro. Perché rischiare la vita delle persone in aree a rischio, quando si potrebbero usare dei robot al loro posto? Per questo, il sostegno da parte dei media e del pubblico è grande. Dunque, sì; aspettavamo sicuramente di vincere".

Ma non è successo. Perché?

"Esistono molti altri grandi progetti al mondo, magari con dinnanzi a sé una strada più facile da percorrere. I droni fanno ancora parte dell’immaginario infantile, il loro mercato va plasmato; i clienti devono imparare le opportunità che offrono. Non esiste un modello di business standard: e una tecnologia rivoluzionaria ha bisogno di strategie rivoluzionarie per conquistare il mercato".

Forse la Svizzera non è ancora pronta?

"Ma come: i droni sono già una realtà! Non c’è dubbio, sono anche un bluff. Dobbiamo educare il mercato verso le sue potenzialità concrete: che non sono certo la consegna a domicilio dei vostri ordini su internet, in un paio d’ore e direttamente dalla finestra".

In effetti, ultimamente, molto è stato promesso dai vari Google o Amazon. Voi che cosa offrite di più o di diverso?

"Molti stanno lavorando sui droni e un grosso problema riguarda la sicurezza nel caso in cui volino vicino agli esseri umani. Non possono neppure passare in prossimità di ostacoli: il rischio di incidente è troppo alto. Ma il nostro drone è il primo al mondo ad essere protetto da un sistema di riferimento rotante, che gli consente di collidere senza schiantarsi o perdere la sua stabilità. Si citano spesso Google e Amazon: ma riuscite a immaginare un drone nel giardino di casa che vola senza “gabbia” di protezione, usando eliche che potrebbero tagliare le dita della gente? E che non è in grado di atterrare in presenza di ostacoli semplici come alberi o edifici?"

Ma è vero che vi siete ispirati agli insetti?

"Abbiamo trascorso molto tempo a osservare il modo in cui gli insetti interagiscono con gli ostacoli. Nonostante 400 milioni anni di evoluzione, non sono ancora in grado di evitare tutti gli ostacoli: ma hanno meccanismi di sopravvivenza alle collisioni e possono continuare a volare dopo l’impatto. Crediamo dunque che anche l’intelligenza artificiale, sempre più evoluta nel percepire l’ambiente circostante, debba essere dotata di un sistema che consenta al robot di conservarsi dopo l’impatto, mostrarsi robusto e venire utilizzato in ambienti reali".

Quali sono i mercati su cui state lavorando?

"Attualmente ci stiamo concentrando sulle verifiche di ponti, gallerie e siti industriali, come le centrali elettriche o gli impianti di produzione. Quantomeno, questi sono gli ambiti dove annoveriamo i nostri primi clienti: stiamo iniziando le vendite dei prototipi beta e abbiamo avviato un'offerta di servizi per ottenere immagini dai luoghi attualmente difficili o impossibili da ispezionare. Stiamo anche continuando il lavoro di ricerca nel campo del soccorso: il drone potrà entrare in ambienti pericolosi e identificare potenziali vittime al posto dei vigili del fuoco. Infine, crediamo di poterci allargare, in futuro, anche all'intrattenimento. Non a caso, il nostro è il primo drone che può interagire fisicamente con gli esseri umani".

Volare in situazioni difficili: ragionando per assurdo, il vostro drone potrebbe finire per essere impiegato in guerra. Ci avete mai pensato?

"Abbiamo sicuramente intenzione di orientare la nostra tecnologia verso la ricerca e il soccorso a seguito di calamità naturali. L'impatto sarà molto importante: si stima che oltre 2.000 pompieri muoiano ogni anno durante il servizio. L'idea è quella di inviare il robot subito dopo un disastro - come un terremoto, un incendio o un incidente con emissioni nocive - all'interno della zona interessata. Ciò consentirà di raccogliere informazioni cruciali in maniera molto veloce e più sicura: il numero di vittime, la loro posizione e i loro movimenti, l'avanzamento del fuoco, la fonte di una perdita chimica. E, questo, senza rischiare la vita dei soccorritori, il cui compito sarà solo quello di prendere le decisioni appropriate. Non stiamo sicuramente costruendo un drone da combattimento: vogliamo salvare vite, non uccidere. Potrebbe però essere utilizzato in futuro dalla polizia, per valutare la situazione prima di entrare in un edificio pericoloso, occupato da gente armata. E, infine, siamo molto eccitati dall'idea di consentire a tutti di avere per sé qualcosa di divertente, come un gioco basato su questo robot in futuro".

Quando potremo acquistarlo e a che prezzo?

"Inizieremo a vendere i primi prototipi intorno in aprile a un numero limitato di imprese industriali, che ci aiuteranno a migliorare il prodotto. La versione commerciale sarà annunciata entro la fine del 2015. Il prezzo dipenderà dalla potenzialità dei volumi di vendite; sarà comunque al di sotto della media, poiché avrà bisogno di meno sensori. Se riusciremo a trovare i partner giusti per fare un prodotto di massa, potremmo proporlo a qualche centinaio di franchi svizzeri; ciò richiederà molto
lavoro di sviluppo e industrializzazione, ma ci stiamo dando da fare".

Mai pensato di lasciare la Svizzera e cercare migliori opportunità altrove?

"Ciò che conta di più, per noi, è costruire un team di ingegneri di altissimo livello, capaci di collaborare con le imprese innovative e in grado di aumentare ulteriormente il valore del nostro progetto. La Svizzera è un ottimo posto da questo punto di vista, con una qualità impareggiabile della vita, ingegneri di talento, grande fermento nell’ambito delle start-up e della robotica volante. Siamo molto felici di essere qui. Certo, i nostri clienti sono in tutto il mondo e stiamo lavorando sempre più spesso con aziende asiatiche piuttosto che svizzere. Ma non vediamo i confini come un problema. Potremo fare affidamento su una rete di distributori locali del prodotto e stabilire filiali nel mondo, in futuro: ma direi che non è ancora il nostro obiettivo".

Altri progetti?

"Portare la nostra tecnologia sul mercato è la nostra priorità: stiamo lavorando molto duramente per sviluppare un prodotto sempre più utile e robusto, per capire meglio le esigenze dei nostri clienti e mettere i nostri prototipi nelle loro mani al più presto. Flyability punta a diventare leader mondiale di volo in ambienti complessi e all’interno di spazi chiusi".

 

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