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Quasi il 90% dei beneficiari riesce oggi a soddisfare le proprie necessità di base
BERNA - A dieci anni dal devastante tsunami che ha colpito varie regioni dell'Asia, quasi il 90% dei beneficiari degli aiuti svizzeri riesce oggi a soddisfare le proprie necessità di base. È quanto risulta da uno studio d'impatto della Catena della solidarietà presentata oggi a Berna.
Lo tsunami del 26 dicembre 2004 ha causato 250'000 morti e moltissimi danni in ben tredici Paesi. In seguito a questa catastrofe, la Catena della solidarietà ha raccolto 227,7 milioni di franchi, una somma record nella storia dell'organizzazione. Sono serviti a sostenere 183 progetti in cinque Paesi. In particolare sono state costruite 23'000 abitazioni, è stato precisato oggi in una conferenza stampa.
La Catena della solidarietà ha chiesto alla società indipendente di consulenza Channel Research di valutare l'impatto dei progetti realizzati in India, Indonesia e Sri Lanka. Lo studio giunge alla conclusione che le condizioni di vita della stragrande maggioranza dei beneficiari sono migliorate. In particolare, l'87% delle persone riesce ora a soddisfare le proprie necessità di base e solo il 13% deve far ancora fronte a grosse difficoltà. La ricostruzione delle abitazioni è stato un punto di partenza per migliorare le condizioni di vita.
Gli aiuti hanno avuto un impatto maggiore laddove le strutture commerciali per artigiani e piccoli commercianti esistevano già prima della catastrofe, precisa l'organizzazione. È infatti stato possibile non solo mantenere i posti di lavoro, ma anche crearne di nuovi. Si è però rivelato problematico e poco efficace rendere accessibili nuovi settori di attività a persone non qualificate.
Lo studio rileva che il lavoro dell'organizzazione umanitaria ha risentito anche di fattori esterni, come per esempio l'influenza di nuove politiche governative e l'evoluzione dei parametri economici e dei fattori sociali.
ats
