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SVIZZERALa geotermia non va accantonata

20.11.14 - 11:42
La geotermia non va accantonata

BERNA - La geotermia è ecosostenibile, costante ed economicamente concorrenziale - tuttavia comporta dei rischi. Nonostante i recenti passi indietro di San Gallo e Basilea, il Centro per la valutazione delle scelte tecnologiche (TA-SWISS), presentando oggi uno studio, invita la Svizzera a raccogliere ulteriori esperienze nel campo della produzione di energia mediante il calore del sottosuolo.

I progetti geotermici hanno di recente incontrato dei problemi sul territorio nazionale. A San Gallo alcuni sismi hanno fermato i lavori. Nel 2006 Basilea aveva bloccato tutte le perforazioni in seguito ad una scossa di magnitudo 3,4. Il canton Ginevra ha per contro cominciato a perforare il sottosuolo e il Giura dovrebbe dotarsi di una centrale entro il 2020.

In Svizzera si punta in particolare sulla tecnica delle centrali idrogeotermiche in cui l'acqua viene scaldata nel sottosuolo e poi ripompata in superficie. Questa ha il vantaggio di causare emissioni particolarmente ridotte di CO2.

Secondo lo studio, i costi per la produzione di energia ammontano in media a 35 centesimi per chilowattora. Producendo non solo energia ma vendendo anche il calore residuo - ad esempio per scaldare immobili - la ricerca ha preventivato un costo di 14 centesimi per chilowattora. La tecnologia risulta dunque concorrenziale rispetto a quella solare ed eolica con il vantaggio di essere una fonte di energia costante.

Tra i rischi vengono citate le scosse telluriche che non possono affatto essere escluse sia durante la realizzazione che durante il funzionamento degli impianti. Inoltre la ricerca di un sito idoneo e le procedure di autorizzazione risultano onerose.

Non è invece chiara l'accettazione da parte della società della geotermia: molte persone in Svizzera la considerano un'opportunità ma anche un rischio. Secondo gli autori, il consenso è però facilmente raggiungibile attraverso la pubblicazione di dati geologici.

Allo studio di TA-SWISS hanno partecipato scienziati dell'Istituto Paul Scherrer (PSI), del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ), dell'Università di scienze applicate di Zurigo (ZHAW) e dell'Istituto Dialogik.

Ats

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