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SVIZZERAIl commercio dei beni culturali siriani sarà presto vietato

20.11.14 - 11:22
Il commercio dei beni culturali siriani sarà presto vietato

BERNA - La Svizzera non deve diventare una piattaforma per il commercio di beni culturali di origine dubbia provenienti dalla Siria. Un anno dopo l'Unione europea, anche la Confederazione si dice pronta ad adeguare in tempi brevi la propria legislazione in materia, come indicato da una mozione della Commissione della cultura del Nazionale che il Consiglio federale propone di accogliere. Stando ad Andrea Raschèr, già funzionario dell'Ufficio federale della cultura (UFC) ed estensore della Legge federale sul trasferimento dei beni culturali, la decisione del Governo giunge con "eccessivo ritardo".

Nella sua riposta alla Commissione, il Consiglio federale si dice disposto ad adattare l'ordinanza dell'8 giugno 2012 che istituisce provvedimenti - leggi: sanzioni e restrizioni di carattere economico/politico - nei confronti della Siria.

La Svizzera, indica inoltre l'Esecutivo, allestirà anche in tempi utili un deposito protetto sotto l'egida dell'UNESCO in cui custodire beni culturali minacciati da conflitti armati, catastrofi e situazioni d'emergenza: ciò vale soprattutto per materiale proveniente dalla Siria e dall'Iraq.

Pur giudicando positivamente questo passo dell'esecutivo, all'ats Raschèr non ha nascosto la propria irritazione e delusione per una decisione che poteva essere adottata "già tre anni fa", ossia all'inizio della rivolta in Siria.

Contrariamente a quanto sostenuto finora dall'UFC, dalla Segreteria di stato dell'economia (SECO) e dalle dogane, esistono già nel nostro Paese disposizioni di legge in grado di impedire l'import-export di beni culturali minacciati da eventi straordinari, ha dichiarato Raschèr all'ats, sentito come esperto dalla stessa commissione della cultura che ha presentato la mozione.

Raschèr ha citato l'articolo 8 della Legge sul trasferimento dei beni culturali (LTBC) che consente al Consiglio federale di limitare o vietare l'importazione, il transito e l'esportazione di beni culturali allo scopo di salvaguardare il patrimonio culturale di altri Stati minacciato da eventi straordinari.

Ciò che l'ex responsabile della sezione giuridica dell'UFC non riesce proprio a digerire è la passività finora mostrata da questo importante servizio della Confederazione in merito alla crisi siriana. "Il provvedimento di vietare l'importazione o l'esportazione di beni e di proibirne la vendita si sarebbe potuto prendere da anni", ha affermato Raschèr. La LTBC è infatti entrata in vigore nel 2005.

"Non è un segreto per nessuno - ha aggiunto - che molti reperti archeologici provenienti dall'Iraq, sovente frutto di scavi archeologici illegali, vengono trasferiti in Siria e da qui esportati nel mondo intero con dichiarazioni di provenienza taroccate", ha spiegato Raschèr.

A suo avviso, quale piazza per il commercio d'arte tra le più importanti al mondo, sussiste un rischio di importazioni in Svizzera di beni di provenienza sospetta originari di questi due Paesi. "Vi è una forte domanda di simili manufatti sul mercato dell'arte", ha fatto notare il giurista zurighese. E dove c'è domanda, c'è anche offerta.

Raschèr non ha voluto sbilanciarsi circa i tempi per l'attuazione della mozione della Commissione della cultura del Nazionale. Nel 2003, al momento della risoluzione dell'Onu sull'Iraq che vietava anche il commercio di beni culturali, "con alcuni funzionari del Dipartimento della giustizia, degli esteri e della SECO abbiano adattato l'ordinanza del 1990 in poche ore". Due settimane più tardi Pascal Couchepin, all'epoca ministro dell'Interno, ha potuto presentare il progetto in parlamento.

Ats

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