Cerca e trova immobili
Una squadra ricca di talento non riuscì a superare l'ostacolo delle semifinali
LUGANO - Il talento, le reti e l'esperienza non sempre nello sport fanno rima con successo e titoli. Ne sa qualcosa il Lugano targato 1996-97, infarcito di stelle ma incapace di andare a giocarsi il titolo svizzero. Dopo una regular season altalenante – conclusa al sesto rango dietro a Berna, Zugo, Kloten, Friborgo e Davos – i bianconeri guidati alla transenna da Mats Waltin (già giocatore a Lugano tra il 1984 e il 1987) provarono (invano) a sorprendere tutti nei playoff. Dopo 11 stagioni di fila trascorse in riva al Ceresio, il campionato 1996-97 fu il primo senza Jörg Eberle, il quale decise di lasciare il Ticino per cercar fortuna a Kloten.
Nei giochi con vista sul titolo i bianconeri passarono il primo turno – rifilando un 3-1 nella serie dei quarti con il Kloten – per poi inchinarsi al cospetto dei futuri campioni svizzeri del Berna dei vari Tosio, Howald, Leuenberger, Montandon e Gaetano Orlando: gli Orsi schiacciarono il Lugano vincendo la serie di semifinale con lo “score” di 3-1. I bernesi andarono poi a vincere il campionato battendo in finale lo Zugo con un nuovo 3-1.
Tra le loro fila i ticinesi poterono contare su un “pezzo grosso”: alla Resega, infatti, dai Calgary Flames, giunse nientemeno che Michael Nylander, capace in quella stagione di mettere a referto 66 punti (15 gol) in 44 partite. Lo svedese, vera locomotiva di quel Lugano, fu assistito dai vari Tommy Sjödin (57 punti in 53 partite) Gian-Marco Crameri (54 in 53), Marcel Jenni (54 in 54), Andy Ton (49 in 54) e Pavel Torgayev (45 in 42). Tanti pezzi grossi che, però, non riuscirono a portare il Lugano dove società e tifosi si aspettavano.
Qual è stato secondo te il Lugano più forte: quello della stagione 1996/97 o quello del 2002/03? Rispondi votando nel sondaggio
