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RUSSIAIl sindaco di Sochi: "Non ci sono gay in città"

27.01.14 - 18:02
Le Olimpiadi si avvicinano e la tematica della "propaganda" russa contro gli omosessuali fa sempre più discutere
Keystone
Il sindaco di Sochi: "Non ci sono gay in città"
Le Olimpiadi si avvicinano e la tematica della "propaganda" russa contro gli omosessuali fa sempre più discutere
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SOCHI (Russia) – L’inizio delle Olimpiadi invernali di Sochi è dietro l’angolo, ma la tematica della “propaganda gay” in Russia fa sempre più rumore: l’ultimo in ordine di tempo a dire la sua è stato Anatoly Pakhomov, sindaco di Sochi, che a precisa domanda ha riposto che in città “non ci sono gay”.

Pakhomov, che è membro del partito “Russia Unita” di Putin, ha sottolineato come l’omosessualità non sia accettata nella regione di Sochi. Anche queste dichiarazioni hanno infiammato la vigilia: la situazione per la sicurezza degli atleti gay e dei tifosi si fa sempre più calda, anche perché gli attacchi omofobi negli ultimi periodi si sono fatti sempre più insistenti.

All’inizio del mese di gennaio Putin aveva invitato le persone gay a “lasciare stare i bambini” durante i Giochi; Pakhomov ha rincarato la dose sottolineando come “la nostra ospitalità sarà estesa a tutti coloro che rispetteranno le leggi della Federazione Russa e a coloro che non imporranno le proprie abitudini agli altri”.

Il controsenso delle dichiarazioni del sindaco di Sochi sono poi continuate quando, interpellato sulla necessità dei gay di nascondersi, ha risposto che “quella è la loro vita, ma questa non è accettata nel Caucaso dove viviamo. Infatti qui in città non ce ne sono”.

In effetti anche a Sochi esistono dei bar gay; l’oppositore politico Boris Nemtsov ha quindi domandato: “Questi bar, in assenza di omosessuali in città, come possono essere ancora aperti e non essere falliti?”.

 

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