Il pilota australiano si era anche visto negare la wild card dalla Honda per sostituire l'infortunato Pedrosa: "Qualcuno non voleva vedermi correre, ma io ero pronto"
ANNEMASSE (Francia) - Alla base del clamoroso divorzio di Casey Stoner con la Honda non ci sarebbe solo la nostalgia dell’ambiente Ducati.
Parlando a Motosprint il pilota australiano fa capire che l’ambiente non era diventato dei migliori: “Alla Honda ero solo un tester occasionale, non ho mai avuto alcun altro ruolo. Se devo dire la verità, credo che non si siano mai avvantaggiati con il mio potenziale. Penso che Marquez e il suo entourage si sentissero minacciati da me. Non so cosa pensasse realmente però, questa è una mia sensazione. Io ero lì per aiutare Marc. Ma è anche vero che quello che devono seguire tutti è il pilota numero 1. In ogni caso non ho nessun rancore contro la Honda. La nostra relazione non si è deteriorata per questo e proseguirà bene".
Non gli è andato giù però la wild card negata ad Austin, quando si era offerto di sostituire l'infortunato Dani Pedrosa: "Mi sentivo pronto per Austin, ma Nakamoto si è scusato e mi ha detto che si prendeva la responsabilità di optare per una soluzione diversa. A quel punto ho pensato che qualcuno gli avesse messo pressione per non farmi correre. Qualcuno non voleva vedermi correre. Sapevo di essere abbastanza veloce per provare a sostituire Pedrosa in maniera adeguata. Durante i test di Sepang, in febbraio, ho girato su un ritmo molto simile a quello della gara, quindi credo che sarei potuto rimanere con i leader".