Improponibili in pista e frenati da una serie di scelte discutibili, i biancoblù rischiano davvero grosso
AMBRÌ - Tre gol fatti e tredici presi. Bastano questi numeri per raccontare il weekend dll'Ambrì. Parsi palesemente fuori luogo in pista contro Berna e Zurigo, due squadre che - è vero - poco c'entrano con loro ma che comunque andavano affrontate con tutt'altro piglio e tutt'altra attenzione, i biancoblù hanno fatto storcere il naso (per usare un'espressione educata) a molti loro tifosi.
Scelte societarie, decisioni tecniche e atteggiamento in pista... niente, in Leventina, sta convincendo. E giustamente alla Valascia hanno alzato la voce. La protesta della Curva Sud, servita come antipasto del match contro i Lions, non è stata fatta - sia ben chiaro - per rabbia o per antipatia vera verso qualcuno dei protagonisti. Ciò che ha mosso il popolo sopracenerino è stato, probabilmente, solo il timore. Il timore che una stagione disgraziata, per come è stata programmata e gestita, non abbia ancora mostrato il suo peggio.
Già perché, è inutile girare intorno alla questione: questo Ambrì, continuando per la strada presa, continuando a muoversi e a "battersi" in questo modo, rischia seriamente la retrocessione. I playout sono ormai una certezza e delle tre rivali che si affronteranno non ce n'è una - come invece capitato in passato - che pare tranquillamente alla portata. Certo, i leventinesi possono superare in volata sia Kloten, che Langnau, che Friborgo (stando alla classifica attuale); per farlo però non basterà loro vivacchiare. La tanto sperata inversione di tendenza, quella che i tifosi attendono ormai da settembre-ottobre, deve verificarsi. E deve farlo subito.
Nelle ultime settimane, negli ultimi mesi, quel che ha sconcertato i supporter è stato il sostanziale immobilismo della società. Dietro la "scusa" del "non ci sono soldi", il club non è praticamente intervenuto. La rosa è rimasta la stessa di inizio campionato (l'unico cambio in corsa è stato l'arrivo di Pesonen per l'allora infortunato Hall) e il coach è rimasto al suo posto (e c'è stato l'arrocco Scandella-Tsygourov). Ciò che è più grave è che pure l'atteggiamento in pista e, sostanzialmente, i risultati non hanno subito svolte.
È il momento di preoccuparsi. È il momento dell'allarme rosso. Sfidare la sorte, contando sulla poca competitività di chi corre per la salvezza o di chi, arrivando dal piano di sotto, punta alla promozione, è un esercizio assai rischioso. Le serie da sette partite volano via in un attimo. E senza testa difficilmente si vincono...