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HCAP«Lo straniero ad Ambrì? Senza fretta. Non possiamo permetterci di sbagliare»

19.05.16 - 11:18
Diego Scandella ci ha parlato di biancoblù e dell'ultimo Mondiale, vissuto sulla panca - come assistant-coach - dell'Ungheria
«Lo straniero ad Ambrì? Senza fretta. Non possiamo permetterci di sbagliare»
Diego Scandella ci ha parlato di biancoblù e dell'ultimo Mondiale, vissuto sulla panca - come assistant-coach - dell'Ungheria
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AMBRÌ - Straniero che va, straniero che viene. Salutato Giroux (che sta ancora cercando un club in Svizzera), i leventinesi si sono gettati a capofitto nel mercato, cercando un giocatore in grado di lasciare il segno e rendere qualitativamente più attrezzata la rosa a disposizione di coach Kossmann. Fino a questo punto però, frenati da limiti evidenti, da ordinare sotto le voci quattrini e appeal, i leventinesi non hanno piazzato alcun colpo. E stando agli umori, agli odori e alle sensazioni che si intercettano in sede di trattative, per molto ancora potrebbero non farlo. L'obiettivo numero uno dei biancoblù - non è un mistero - è Matt D'Agostini. L'ala canadese è però sotto contratto con il Ginevra il quale non ha intenzione di lasciarla andare. Non prima di aver trovato un sostituto almeno.

Quindi a questo punto non rimane che cambiare target o... pazientare.
«McSorley dice che non mollerà D'Agostini finché non avrà un altro straniero in rosa? Fa bene - è intervenuto Diego Scandella - anche noi un giocatore come Matt lo terremmo stretto».

Questo però complica i vostri piani.
«Vedete, noi sappiamo quel che vogliamo e sappiamo attendere. Per il momento il mercato è ancora apertissimo. Si devono valutare le freeagency NHL, il Mondiale non è ancora finito... Sono parecchi gli atleti che potrebbero fare al caso nostro».

Quando, quindi, chiuderete?
«Il "sappiamo attendere" era relativo proprio a questo. Siamo l'Ambrì, non possiamo permetterci di sbagliare questo colpo. Quindi è opportuno valutare con calma tutte le opzioni prima di concludere un'operazione. L'ideale sarebbe, comunque, ingaggiare lo straniero prima di cominciare a lavorare tutti insieme. Direi che, come tempistica, perfetto è stato l'acquisto di Adam Hall (che venne annunciato il giorno della presentazione del club, a inizio agosto 2014)».

Maggio, per te, non è stato solo Ambrì e mercato. Hai appena chiuso un'avventura iridata soddisfacente. Con l'Ungheria (per la quale Scandella è stato assistant-coach) sono arrivati uno storico successo, contro la Bielorussia, e una salvezza sfiorata.
«Volevamo difendere la categoria. Sapevamo che sarebbe stato difficile ma almeno ci abbiamo provato. A 3' minuti dalla fine dell'ultimo match contro la Germania eravamo 2-2, con un po' di fortuna in più... Comunque siamo riusciti a battere la Bielorussia e fare una bella esperienza. Abbiamo ancora molto da lavorare, da crescere, ma la strada intrapresa è quella giusta».

Entro qualche anno potrete provare a infastidire la Svizzera?
«No, no, no, no - e lo ripeto ancora - no. Le prime otto-dieci nazionali del mondo rimangono per noi irraggiungibili. L'idea, la speranza, è quella di avvicinare le squadre subito dietro a queste, di stabilizzarci nel primo gruppo mondiale».

Cosa vi manca per fare il salto di qualità?
«Io collaboro con la Federazione ungherese da una dozzina d'anni. In questo periodo ho vissuto in prima persona l'esplosione di quel movimento. Si sono fatti investimenti nelle strutture, nelle società, nei settori giovanili. L'hockey è diventato uno sport con grande visibilità, seguitissimo e... "praticatissimo". Il numero dei tesserati è cresciuto esponenzialmente dal 2004 in avanti».

Questo perché?
«Perché il governo ha deciso di sostenere, economicamente prima di tutto, gli sport di squadra. I capitali spesi hanno pesato parecchio nello sviluppo di questo sport».

Per divenire grandi dovrete in ogni caso staccarvi dagli aiuti del palazzo. Rendervi indipendenti...
«È vero. E per questo si sta cercando di attirare sponsor, di puntare sugli introiti generati dai diritti tv. E poi ci sono i tifosi. Lì il seguito è incredibile: caldissimo, appassionatissimo e emozionantissimo. I fan mi hanno sorpreso: sono uno di punti di forza dell'hockey ungherese».

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