Larry Huras ha osservato con attenzione le gesta della Svizzera al Mondiale russo: «Ho visto cose positive anche se sono deluso per l’eliminazione. Si è puntato sui giovani: mancava esperienza»
LISTOWEL (Canada) - L’eliminazione della Svizzera al Mondiale russo ha lasciato l’amaro in bocca: in tanti hanno puntato il dito contro Fischer e i suoi assistenti, in diversi hanno sottolineato gli errori dei difensori e degli attaccanti davanti alle due porte, altri hanno evidenziato la mancanza di lucidità e di esperienza di una Nazionale, forse, fin troppo giovane per affrontare da protagonista una competizione iridata.
Dall’altra parte dell’Oceano, c’è una vecchia conoscenza dell’hockey rossocrociato che, oltre a godersi il lago e il sole canadese, ha osservato con attenzione le gesta della Svizzera e che ha espresso la sua opinione in merito all’operato della selezione elvetica: Larry Huras.
«Chiaramente i mancati quarti di finale hanno fatto storcere il naso ai più - ha esordito l’ex head coach di Ambrì e Lugano - Però bisogna analizzare le cose, le scelte fatte e come si è sviluppata la situazione: i dettagli, intendo anche i pali e la cattiva sorte, hanno fatto davvero la differenza».
Tutto vero, Larry, però non ci si può nascondere solo dietro alla sfortuna…
«Ovviamente no. La squadra era molto giovane e non si è dimostrata pronta da subito per affrontare un Mondiale del genere: il calendario non l’ha favorita. Incontrare immediatamente quelle nazionali con cui sei obbligato a vincere per ottenere la qualificazione ai quarti può condizionarti… e infatti le sconfitte subite contro il Kazakistan e la Norvegia sono risultati determinanti per l’eliminazione».
Cosa è mancato?
«Soprattutto l’esperienza: scendere in pista in un Mondiale senza Streit, Josi, Plüss, Vauclair - giocatori che a Stoccolma fecero la differenza - non è facile. Si è puntato su tanti giovani e questo è un bene in ottica futura. Pensiamo a Haas: era alla sua prima esperienza iridata, così come Hofmann, e tutto questo non può che giovargli e farlo crescere».
Eppure qualcosa di buono lo si è visto, sia sul ghiaccio che fuori…
«Io ho ammirato una Nazionale che quando riusciva a prendere in mano le redini del gioco, riusciva anche a risultare brillante e intensa. Il problema è che hanno faticato tantissimo a segnare e senza le reti non vai da nessuna parte… Quando hai poco tempo per preparare un appuntamento del genere - Fischer e i suoi assistenti sono stati nominati solo lo scorso dicembre - devi puntare sul gruppo. E quello lo si è visto: erano tutti compatti e remavano dalla stessa parte. Poi però i dettagli hanno fatto la differenza...»
A proposito di Fischer: in tanti hanno puntato il dito contro di lui. Tu cosa ne pensi: bisogna continuare con lui o è meglio cambiare?
«Non sono nella posizione giusta per parlare e analizzare le cose… Sono deluso e triste perché tifo per la Svizzera, ma la decisione spetta alla Federazione».
Chi ha stupito in questo Mondiale, con la maglia della Lettonia, è stato Elvis Merzlikins. Tu lo conosci bene, pensi che sia pronto ad affrontare l’avventura nordamericana?
«Lui possiede il profilo perfetto per diventare un campione: ha una forza mentale incredibile e sa cosa vuole. Sta crescendo sempre più, ma per fare il salto definitivo deve attraversare l’Oceano e farsi le ossa qui: anche in AHL. Poi sarà pronto per scendere sul ghiaccio in NHL, dove il gioco è nettamente più veloce rispetto al campionato svizzero, che è pur sempre una Lega di alto valore: in Nord America, però, i tempi di gioco si abbassano di 1”5! A questi livelli, soprattutto per un portiere, cambia tantissimo».
Larry, chiudiamo con un pronostico: chi trionferà a Mosca?
«Tifo Canada, come posso non inserirlo tra i favoriti? La Svezia mi ha impressionato, ma saranno i miei connazionali a superare i quarti… Attenzione alla Finlandia!».