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HCLIl Lugano a Winterthur per trovare continuità e risolvere i problemi

30.09.15 - 07:00
I bianconeri questa sera saranno impegnati in terra zurighese nel match valido per i sedicesimi di finale. In casa luganese sono diversi gli aspetti e le scelte da analizzare
Ti-Press
Il Lugano a Winterthur per trovare continuità e risolvere i problemi
I bianconeri questa sera saranno impegnati in terra zurighese nel match valido per i sedicesimi di finale. In casa luganese sono diversi gli aspetti e le scelte da analizzare
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LUGANO - Dopo l’Ambrì, questa sera tocca al Lugano affrontare la prima sfida stagionale valida per la Coppa Svizzera. I bianconeri si recheranno a Winterthur, non solo con l’ovvio intento di superare il turno, ma anche con l’obiettivo di dare continuità ai risultati ottenuti nelle ultime due sfide di campionato, quelle vinte contro il Ginevra e il Langnau.

Sotto le volte della Resega restano diversi gli aspetti da analizzare e/o da migliorare al più presto per trovare quell’equilibrio che potrà regalare serenità e successi alla truppa allenata da Patrick Fischer.

Tony Martensson e Linus Klasen. Il nuovo centro svedese giunto quest’anno sulle Rive del Ceresio per dare equilibrio al collettivo bianconero, fin qui non ha reso al massimo. Ci si potrebbe chiedere se lo staff tecnico, e non solo, abbia gestito al meglio il difficile momento personale dell’esperto attaccante - volato due volte nel breve volgere di un mese in Svezia per la nascita del primogenito -, se magari non era il caso di non schierarlo fino al termine di questo periodo, per preservarlo anche dalle critiche dei tifosi. La risposta non è così facile da dare, ma è anche vero che con Sannitz ai box, Fischer ha dovuto schierare Klasen come centro. Lo svedese - anche lui non brillantissimo in quest’avvio di stagione - ha dimostrato però di giocare meglio da ala. Chi avrebbe potuto schierare, quindi, l’head coach al posto del numero 9? Evidentemente si è scelto il “male minore” e quindi criticarlo - tenendo conto che Martensson è anche l’unico centro che davvero si sacrifica in copertura difensiva - risulta sbagliato.

Il rinnovo di Fischer e lo spogliatoio. A poche ore dall’esordio stagionale contro lo Zugo, Patrick Fischer ha rinnovato il suo contratto, fino al 2018, con un anno di anticipo rispetto alla naturale scadenza. Una mossa strategica? Una decisione legata alla fiducia, al mercato o dedita a rinforzare la leadership dell’head coach? Sicuramente anche ai piani alti si è ragionato prima di giungere a questa decisione, anche se mettere in dubbio l’operato del buon Patrick sarebbe stato ingiusto. Una cosa è certa: sapere che la guida tecnica sarà la stessa per i prossimi anni può spegnere qualsiasi focolare all’interno dello spogliatoio. Si dice che mettere d’accordo 20-25 persone non è facile, dal momento che di solito un terzo del gruppo adora l’allenatore (quelli che giocano sempre), un terzo è indifferente alla situazione e un terzo non ama il proprio head coach (chi gioca poco o quasi mai): è fondamentale, per un tecnico, saper lavorare sul 33% centrale, in modo da avere 2-3 linee che spingono tutti dalla stessa parte.

Qualità del gioco e lavoro dei centri. I bianconeri, fin qui, hanno dato buone risposte sul ghiaccio soltanto a partire dal derby in poi; nelle prime uscite stagionali, infatti, le gambe della truppa luganese sono sembrate pesanti, probabilmente a causa del duro lavoro fatto in estate. Bisogna tener conto che i punti in classifica che contano davvero sono quelli che vengono ottenuti da novembre in poi: chi ha lavorato durante la pausa estiva per preparare l’inizio di campionato, in quel momento può iniziare a perdere colpi, chi invece ha provato a guardare al medio-lungo termine potrà iniziare a trarre i giusti frutti. Per ottenere queste vittorie sarà però fondamentale cercare i gol sporchi davanti alla porta e mettere il disco sul portiere: la rete di Reuille (determinante contro il Ginevra, nonostante non sia un centro) è l’emblema di tale discorso.

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