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LNAMcSorley, odiato e felice: “Qui nessuno mi ama. Pestoni? Mai trattato”

31.03.15 - 07:01
I rapporti con gli altri team? Il coach del Ginevra ha usato l’ironia per descriverli: “Lugano è solo uno degli undici che non mi ama. Ma non mi importa”
McSorley, odiato e felice: “Qui nessuno mi ama. Pestoni? Mai trattato”
I rapporti con gli altri team? Il coach del Ginevra ha usato l’ironia per descriverli: “Lugano è solo uno degli undici che non mi ama. Ma non mi importa”
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GINEVRA - Eliminato il Lugano nei quarti di finale dei playoff, sulla strada verso il titolo il Ginevra ha trovato nello Zurigo un ostacolo insormontabile. Contro i Lions la truppa di McSorley è partita bene, arrivando a condurre 2-1 la serie ma poi, complici anche gli infortuni, si è sciolta, finendo con l’alzare bandiera bianca dopo sei contese.

E così, al termine di una stagione lunghissima e impreziosita dal successo in Coppa Spengler, si è “arresa” alle vacanze.

“A dire il vero non sono ancora in ferie - è intervenuto proprio il coach canadese delle Acquile - c’è infatti ancora molto hockey nelle mie giornate”.

Trovarsi senza campionato a fine aprile era previsto?
“Chiunque, noi per primi, vorrebbe andare avanti il più a lungo possibile, arrivare in fondo. Non sempre si è in ogni caso in grado di rendere concreti i sogni”.

Come va valutata la stagione appena conclusa?
“Si deve partire dall’analisi di quanto accaduto ai miei ragazzi. Durante l’anno sette di loro sono stati costretti a fermarsi a causa di problemi fisici. Stiamo parlando di una grossa fetta della rosa. Un terzo. Tenuto conto di ciò penso che la vittoria nella Spengler e le semifinali in campionato siano un ottimo risultato. Sì, lo ammetto, sono orgoglioso di quanto combinato dalla mia squadra”.

McSorley è il simbolo delle Aquile dal 2001. Ora è coach, General Manager e anche coproprietario del club. ma si vedrebbe mai da un’altra parte?
“Assolutamente no. Davvero sono molto felice: Ginevra è il posto dove voglio stare e non riesco a immaginarmi in nessun altro luogo”.

Pyatt, D’Agostini, Almond, giusto per citare qualche nome. Negli anni alla Patinoire des Vernets sono arrivati grandi giocatori con un passato NHL. Come è riuscito a convincerli?
“Molti di questi avevano consumato le loro chance in Nord America. Così hanno accettato le nostre offerte”.

Non deve essere solo questo. Al posto di Ginevra sarebbero potuti finire a Berna, Zurigo, in KHL…
“Vero. Diciamo allora che sono un buon venditore. Vendo il mio prodotto e sono bravo a farlo. Ciò fa parte del mio lavoro. Ma d’altronde, anche a Patrick Fischer, a Lugano, ha dimostrato di saperci fare: come altro avrebbe potuto, altrimenti, convincere Brunner, Hofmann o Pettersson o ancora Klasen a vestire bianconero?”.

Continuando a parlare di Lugano… alla Resega non sei proprio amatissimo. Sarà per le ultime due delusioni “da playoff” che hai regalato ai tifosi o per l’hockey giocato dalla tua squadra…
“Quello bianconero è solo uno degli undici club che non mi ama - ha continuato ridendo McSorley - Non è in ogni caso un problema. L’importante è che sia ben visto a Ginevra. Il resto non conta. E poi, nel momento in cui i tifosi bianconeri mi ameranno sarà perché il mio team avrà perso delle partite o delle serie contro i loro idoli. Meglio vincere e non essere simpatico”.

Nelle ultime settimane si sono ricorse le voci sul possibile approdo in granata di Pestoni. Hai mai trattato Inti?
“Mai, davvero. Non ho mai parlato con il suo agente e nemmeno con lui, per quanto riguarda un ingaggio, ovviamente. Pestoni ha ancora un anno di contratto con l’Ambrì e sono sicuro che lo rispetterà. Tra dodici mesi, poi, vedremo…”.

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