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L'OSPITE"Il Team Ticino dovrebbe promuovere in Super League due giovani l'anno. Il problema? I tecnici"

25.09.13 - 09:02
Arno Rossini ha sbirciato dentro l'associazione rossoblù: "È un'ottima struttura con qualche pecca: serve gente in grado di insegnare, non qualcuno che ancora deve imparare"
Ti-Press/Gabriele Putzu
"Il Team Ticino dovrebbe promuovere in Super League due giovani l'anno. Il problema? I tecnici"
Arno Rossini ha sbirciato dentro l'associazione rossoblù: "È un'ottima struttura con qualche pecca: serve gente in grado di insegnare, non qualcuno che ancora deve imparare"
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LUGANO – C’è chi ne celebra le gesta e chi, invece, non perde occasione per criticarlo. C’è chi lo dipinge come pessimo e inutile e chi lo ritiene necessario. Il Team Ticino, questo lo si deve ammettere, riesce sempre a far parlare di sé. Nel bene e nel male.

I duecento ragazzi che sognano  di diventare calciatori sono quanto di meglio, anno per anno, il Ticino pallonaro possa offrire. Ma siamo sicuri che chi si prende cura di loro, chi ne segue la crescita, faccia il massimo e abbia le caratteristiche giuste per il posto che occupa?

“Secondo me la struttura è ottima – è intervenuto Arno Rossini – Vincent Cavin, il responsabile tecnico, è infatti molto bravo nel suo lavoro e affiancato da collaboratori molto preparati. Da Vanetta in giù, passando per Morinini e tutti gli altri professionisti, sanno il fatto loro”.

Spese importanti e risultati scarsi, come si può giustificare l’associazione?
“Mettiamo dei paletti. Unificare le forze era necessario. Il Team Ticino, premesso ciò, ha un budget di 1'200'000 di franchi e questi arrivano in parte dai club (fino all’anno passato Lugano, Bellinzona, Chiasso e Locarno versavano 75'000 franchi a testa, ma l'accordo dovrebbe essere rivisto), in parte dalla SFL e in parte dai privati. Questi quattrini servono per stipendiare i dipendenti (sono sei con il posto fisso) e coprire il resto delle spese. In quanto ai risultati, si deve capire cosa si vuole. A parer mio a Giubiasco hanno centrato gli obiettivi che si erano prefissati”.

C’è chi si lamenta per la penuria di talenti. In Super League facciamo fatica a trovarne usciti dalle fila rossoblù…
“Riuscire a far completare un percorso di crescita a un giovane non è semplice. Però…”.

Però?
“Qualche colpa il Team Ticino ce l’ha”.

Cosa ci si deve aspettare?
“Un’associazione del genere, che opera su un territorio come il nostro, dovrebbe riuscire a promuovere a livello di Super League almeno due ragazzi all’anno ”.

E come ci si può riuscire?
“A parer mio i rossoblù dovrebbero curare maggiormente il livello dei loro allenatori. Chi lavora con i ragazzi dovrebbe essere formatore prima e tecnico poi. E non tutti hanno queste caratteristiche”.

Come avviene la scelta dei mister?
“Ecco quel che non mi piace: non esiste un concorso, non si fanno scelte meritocratiche. Si fanno scelte e basta. A guidare i giovani dovrebbero essere allenatori già formati, in grado di insegnare, non persone inesperte che ancora devono imparare”.

Altri difetti?
“Riguardano ancora i tecnici: per quel che ho visto, il loro lavoro non è mai messo in discussione. E questo è sbagliato: senza stimoli non si può infatti pretendere che questi crescano”.

Ma un professionista già formato può vedere il Team Ticino come punto d’arrivo di una carriera?
“Assolutamente sì. Deve essere così, soprattutto per noi ticinesi. E se chi lavora con i ragazzi è bravo i risultati arrivano di sicuro. Andate a rivedervi quanto fatto, per esempio, da Bordoli e Morandi: con loro la qualità era assicurata”.

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