Ultimo della classifica, contro il GC il Lugano ha - nuovamente - mostrato tutte le sue lacune. Di chi è la colpa per tale situazione? Più che cercar colpevoli ora ci si deve rimboccare le maniche
LUGANO - Sconfitto 0-3 dal Grasshopper e... scornato, il Lugano deve rialzarsi in fretta.
Contro il GC, non una superpotenza del campionato, i bianconeri sarebbero dovuti ripartire. Le ultime due sconfitte incassate (contro Young Boys e Sion) avrebbero dovuto dare la sveglia a un gruppo che raramente in questa prima parte di stagione è riuscito a essere incisivo, a tradurre in gol e punti il suo gioco.
Davanti alla truppa di Murat Yakin, davanti a degli spalti ancora una volta non troppo pieni, Sabbatini e soci hanno invece fatto peggio di quanto ci si aspettasse. Hanno mostrato convinzione, ma non precisione e incisività, nel primo tempo. Poi, finiti in svantaggio per un rigore evitabile, si sono fatti sopraffare da timore e insicurezza, rendendo facile la vita ai rivali. La gestione del vantaggio non è infatti stata problematica per il Grasshopper, che ha difeso con ordine per poi ripartire. Il canovaccio si è ripetuto a lungo, fino alle due reti che hanno chiuso il match.
A questo Lugano, disorientato dalla coppa e forse sentitosi più bello di quel che realmente è a causa dei risultati ottenuti la scorsa stagione, mancano cattiveria agonistica e concretezza. Al posto della sciabola, in due mesi i bianconeri hanno spesso adoperato il fioretto, finendo così con il lasciare per strada punti pesantissimi. Zurigo, San Gallo, Sion e per ultimo il Grasshopper, tutti affrontati a Cornaredo, hanno infatti goduto della loro poca incisività e, con la medesima tattica, ovvero attendendo e poi ripartendo, hanno fatto risultato.
Svoltare, come si fa? Per ora le tante scommesse non hanno pagato: l'uomo affidabile, il Sadiku o l'Alioski della situazione, nell'attacco di Tami non c'è. Il mister non ha operato in sede di mercato, però starà a lui, ora, trovare una soluzione. Trovare un modulo, un'idea, un escamotage che possa permettere anche a chi il gol nel sangue non ce l'ha di trovare comunque con regolarità la via della porta.
Tra trasferte e impegni vari, il tecnico 56enne non avrà troppo tempo per inventarsi qualcosa (Renzetti dice che tirerà una riga tra tre partite). Ma dovrà farlo: da ultimo della classifica avrà infatti pochi argomenti per tentare di placare l'irrequietezza di un presidente che già ora sta fremendo.