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L'OSPITE"Vaffa" e "testa di...": liti o carezze? «Il mister deve rimanere credibile»

28.06.17 - 09:56
Come deve comportarsi un allenatore per farsi seguire dallo spogliatoio? Per Arno Rossini non c'è la formula perfetta ma... «Se hai la combinazione di una cassaforte aprire lo sportello è più facile»
"Vaffa" e "testa di...": liti o carezze? «Il mister deve rimanere credibile»
Come deve comportarsi un allenatore per farsi seguire dallo spogliatoio? Per Arno Rossini non c'è la formula perfetta ma... «Se hai la combinazione di una cassaforte aprire lo sportello è più facile»
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TORINO (Italia) - Ci sono fatti che segnano indelebilmente una stagione, che fanno capire quanto delicato - e allo stesso tempo importante - sia l'equilibrio in uno spogliatoio. Uno di questi lo hanno visto tutti, tifosi juventini e non, lo scorso febbraio quando, durante Juve-Palermo, Max Allegri e Leonardo Bonucci litigarono platealmente, si insultarono ripetutamente. Volarono "vaffa" e qualche "testa di...". La tensione, in casa bianconera, fu grandissima nei giorni seguenti a quella zuffa e sfociò nell'esclusione del difensore nel match di Champions di Porto.

«In quel momento particolare era giusto fare così - ha spiegato l'allenatore della Vecchia Signora alla Gazzetta dello Sport - Ci sono momenti in cui è giusto chiudere un occhio e momenti in cui gli occhi vanno tenuti entrambi aperti. Lui aveva sbagliato, avevo sbagliato anche io, infatti mi sono autopunito, ed era giusto che Leo stesse fuori».

Per come è poi proseguita la stagione della Juve, vincente in Italia e arrivata in finale di Champions, si può dire che le scelte fatte dal mister furono giuste. In generale però, per tenere a bada un gruppo, come ci si deve comportare? Si deve essere autoritari o "amichevoli"?

«Non esiste la formula perfetta, non c'è una regola - ha sottolineato Arno Rossini - Ci sono allenatori che puntano tutto sull'empatia, sull'ottimo rapporto con i ragazzi, e altri che invece sono dei veri e propri sergenti di ferro. Per il primo "caso" mi viene in mente Ancelotti. Per il secondo penso invece a Van Gaal o Rinus Michels. Tutti questi, come ben sapete, hanno vinto molto».

Da tuo punto di vista, cosa è fondamentale?
«Conoscere perfettamente i giocatori. Ogni ragazzo, nello spogliatoio, ha il suo carattere e poi può avere problemi e pensieri. Per ottenere il massimo da tutti, alla guida del gruppo serve una persona in grado di capire. E che conosca bene le dinamiche di uno spogliatoio. Ogni uomo è come una cassaforte, mettiamola così: se tu sei così bravo da ottenere la combinazione, allora aprire lo sportello diventa poi più facile. Se invece sei brusco tutto può complicarsi incredibilmente».

Tale lavoro può sottrarre parecchie energie all'allenatore.
«Ormai nei grandi club il tecnico impiega la maggior parte della sua giornata a coltivare rapporti e a valutare caratteri. Il tempo dedicato alla tattica è sempre meno. Per questo esistono gli assistenti. Ogni "vice" ha un compito; il mister pensa invece alla "testa" dei suoi e a mettere insieme il lavoro dei collaboratori».

E il trattamento da riservare? Vale ancora la regola: "in una squadra sono tutti uguali"?
«Trattare tutti allo stesso modo? È una frase fatta. Quando ci si confronta con degli elementi di un gruppo non si può infatti non tenere conto del peso che questi hanno all'interno del gruppo stesso. E ci si deve comportare di conseguenza. Ci sono i leader e ci sono gli altri. Non si può usare lo stesso metodo con tutti. Ciò che non deve cambiare è l'applicazione delle regole. Ci sono? Vanno rispettate. Queste sì, da tutti. Solo così un mister può rimanere credibile».

Gli spogliatoi sono spesso parecchio trafficati. Ha senso avere rose da 24-25 elementi quando poi, alla fine, a giocare sono sempre in 16-17 (quando va bene)? Non sarebbe più logico dare maggiore spazio ai giovani?
«Si deve tener conto di diversi interessi. Alcuni "posti" della rosa sono spesso destinati a giocatori da mostrare e valorizzare. Tu compri a poco, fai fare qualche presenza e se ci hai preso vendi poi a molto. I giovani... sarebbe una bella soluzione. Ma ci sono pressioni...».

Che spesso non portano a nulla.
«Vero. Ma altre volte aiutano a far emergere talenti. Guardate Remo Freuler: arrivato a Bergamo in pochi avrebbero scommesso su di lui, invece... All'inizio aveva almeno cinque giocatori davanti a sé; in seguito, con il lavoro e il sacrificio, ha invece guadagnato la maglia da titolare. E non l'ha più mollata. L'anno prossimo dovrà confermarsi».

Il discorso della rosa da dividere tra elementi validi e giovani si potrebbe fare anche a Lugano? I bianconeri hanno tre competizioni alle quali pensare...
«No, per un club come quello ticinese il discorso è un po' diverso. I giovani svizzeri, quelli buoni, costano parecchio. Con budget non ampissimi è più facile puntare su stranieri non di primissimo livello. Magari poi qualcuno di questi riesce a imporsi...».

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