Le dichiarazioni del "pres" sono andate di traverso al mister. L'esonero e le dimissioni non sono arrivati solo per questioni economiche. Ma nessuno pensa alla salvezza?
LUGANO - «Successe cose gravi. Risolviamo la situazione o chiudiamo con Tramezzani». Le parole usate forse non sono precise, il tenore delle dichiarazioni rilasciate da Angelo Renzetti tra domenica e lunedì è in ogni caso stato questo.
Ma cosa è successo di tanto grave a Cornaredo? Cosa avrà mai fatto il mister per meritare la gogna mediatica?
Che la gita mattutina in azienda non sia stata apprezzata lo si era capito già dalla scorsa settimana, quando ai nostri microfoni il presidente bianconero aveva questionato sui modi di fare dell'allenatore («Quando le cose funzionano, dà tanto alla squadra. Quando però c’è una delusione, allo stesso modo, il suo carattere dirompente non può svanire») e preso le distanze dalla sua gestione. «Non oserei dire che lo vedo positivo (il modo di spronare il gruppo, ndr) - aveva commentato Renzetti - la risposta la darà il match con l’YB, non io. È il mister che gestisce la squadra, io sto lì e guardo cosa succede, cercando di essere equilibrato».
Il match è arrivato. Il Lugano è caduto. Il presidente è esploso.
Il problema è che con il suo show - non certo una novità - il numero uno dei bianconeri ha reso altissima la temperatura in uno spogliatoio nel quale il clima era ottimale.
Screditare pubblicamente il mister: perché?
Perché, se in disaccordo con una scelta, non risolvere tutto a quattrocchi?
Tramezzani è stato chiamato (anche) per il suo carattere. È stato scelto in sostituzione di Andrea Manzo perché - così raccontava il "pres" - gli allenatori amici dei giocatori non vanno bene.
Una volta dato incarico al candidato perfetto, premiandolo con un contrattone, ecco tuttavia che Renzetti non ha saputo rimanere al suo posto. Si è alzato dalla sua poltrona da massimo dirigente ed è tornato a (provare) a gestire la squadra.
Davanti a sé stavolta ha tuttavia trovato un uomo che poco gradisce le intromissioni e ancor meno apprezza le scenate in piazza. E così, per un episodio controverso, quello della visita in azienda - giusto o sbagliato che sia stato - la situazione è precipitata.
Nelle ultime ore si è parlato di rescissione, di esonero, di pace armata...
È tutto vero, purtroppo per il Lugano e per i suoi tifosi.
La situazione è chiarissima. Non fosse per il suo contratto blindato, il mister sarebbe già stato esonerato. Non fosse per i soldi e per il suo curriculum (cominciare una carriera con un addio dopo sette giornate non è il massimo) l'allenatore se ne sarebbe già andato.
Sembra quasi che, uno contro l'altro, "pres" e mister stiano affilando le armi prima dell'ultimo attacco.
In mezzo a tutto ciò, in mezzo ai due litiganti, in questo caso nessuno gode. Ci sono i calciatori, i quali stanno assorbendo tutto il male attorno a loro. I giocatori, quelli che scendono in campo e determinano i risultati, sono gli stessi che fino a ora hanno raccolto 28 punti in campionato.
Ventotto, non trentotto. Ciò significa che la garanzia di rimanere in Super League questo Lugano ancora non ce l'ha. Non sarebbe dunque meglio - per tutti - fare un passo indietro, cercare di far abbassare la temperatura e pensare prima di tutto a guadagnare la salvezza?
Una pace armata fino a giugno e poi, a traguardo tagliato, il rompete le righe: questa sarebbe la soluzione ideale.
Il Lugano manterrebbe la categoria.
Renzetti potrebbe chiudere con il mister senza svenarsi.
Tramezzani avrebbe una "voce" positiva nel suo curriculum.
Sulla carta tutto perfetto.
Ma quando nella stessa gabbia ci sono due leoni...
Ma quando a Cornaredo il presidente agisce di pancia prima che di testa...