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L'OSPITE«Totti ammosciato e Mancini cambi l'indirizzo nel navigatore»

08.02.17 - 09:00
Secondo Arno Rossini nel calcio ormai non esistono più trasferimenti dei quali ci si può scandalizzare. E in quanto alle bandiere... «Stiamo parlando di professionisti, tutto è concesso»
«Totti ammosciato e Mancini cambi l'indirizzo nel navigatore»
Secondo Arno Rossini nel calcio ormai non esistono più trasferimenti dei quali ci si può scandalizzare. E in quanto alle bandiere... «Stiamo parlando di professionisti, tutto è concesso»
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MILANO (Italia) - Il nuovo Milan cinese, senza Adriano Galliani, potrebbe avere in panchina Roberto Mancini. È questa la notizia delle ultime ore. Il tecnico jesino, una vita e tanti successi all'Inter, in rossonero potrebbe infatti raggiungere l'a.d. del futuro Piero Fassone e il d.s. Michele Mirabelli, nerazzurri di lungo corso decisisi a sposare la causa del Diavolo.

Il futuro avvicendamento in panca - per ora solo ipotizzato - potrebbe verificarsi solo se Montella non riuscisse, al termine di questa stagione, a garantire la qualificazione alle prossime coppe europee. In quel caso il cambio tecnico avrebbe senso ma... proprio il Mancio?

Viste le polemiche degli scorsi mesi per il continuo ingaggio di ex nerazzurri, il nuovo Milan non potrebbe puntare su un altro profilo?

«Ricordiamoci sempre che, quando era a Roma, Capello disse "mai alla Juve" - interviene Arno Rossini - Poi invece scappò di notte per andare a firmare con i bianconeri. Penso che non sarebbe scandaloso se, per il prossimo campionato, Mancini cedesse alla corte del Milan. Certo per i tifosi sarebbe difficile...».

Il passato che ritorna?
«Di sicuro il popolo rossonero non perdonerebbe al tecnico i suoi trascorsi con i cugini. Però con le prime vittorie tutto potrebbe placarsi. Più che altro, accettasse una sfida del genere, l'allenatore non potrebbe commettere sbagli. Gli errori non sono bene accetti. Se poi arrivi dal club "nemico" per eccellenza».

Ma c'è qualcosa di cui, nel calcio, ci si può scandalizzare? Pensiamo al Ticino: una bandiera del Lugano calcio che va al Bellinzona, una dell'Ambrì che accetta di giocare alla Resega...
«Stiamo parlando di professionisti: tutto è concesso. E poi le bandiere non esistono più. O almeno, ne sono rimaste molto poche. La "bandiera", l'appartenenza, fa comodo quando si vince o quando la situazione è favorevole. Altrimenti si prende subito la larga...».

Francesco Totti?
«Lui sì, è una bandiera. Magari un po' ammosciata, ma comunque da rispettare e ammirare. Per il resto me ne vengono in mente poche. Forse Bonucci, se rimarrà tanto alla Juve. Steven Gerrard...».

Quindi, chiudendo il discorso?
«I sentimenti hanno ormai poco spazio nel mondo del calcio. Oggi più che mai. Valgono le opportunità e i soldi. Mancini, se ne avrà la possibilità, farà bene ad andare al Milan. Dovrà solo modificare l'indirizzo nel navigatore della sua auto: niente più Pinetina, puntare su Milanello».

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