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CANOTTAGGIOUna medaglia d’oro val ben tanti sacrifici

24.09.16 - 15:25
Festeggiati a Palazzo civico di Lugano i campioni olimpici di Rio de Janeiro
Una medaglia d’oro val ben tanti sacrifici
Festeggiati a Palazzo civico di Lugano i campioni olimpici di Rio de Janeiro
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LUGANO - Festa grande nel tardo pomeriggio di venerdì 23 settembre a Palazzo civico di Lugano. Mario Gyr e Lucas Tramèr che insieme a Simon Schürch e Simon Niepmann hanno conquistato la medaglia d’oro ai recenti Giochi olimpici di Rio de Janeiro nella specialità del 4 senza timonieri pesi leggeri, presente un folto pubblico, con tanti giovani, sono stati ricevuti ufficialmente dal sindaco Marco Borradori e da Roberto Badaracco, capo dicastero cultura, sport ed eventi.

Stimolati dalle domande del giornalista RSI, Giancarlo Dionisio, i due atleti hanno messo in luce alcuni degli aspetti più significativi della loro eccezionale carriera sportiva, culminata dalla conquista dell’ambito alloro olimpico. Dall’interessante “chiacchierata” sono emersi due sportivi d’alto rango, di grande sensibilità, di una semplicità e disponibilità, difficilmente riscontrabili al giorno d’oggi. L’evento è stato promosso dal Dicastero sport cittadino, dal Club Canottieri Lugano e dal Panathlon Club Lugano. Tra i presenti anche il direttore della Federremiera elvetica, Christian Stofer.

«Non è stato un cammino facile, anzi ha affermato il capo-voga lucernese Mario Gyr - Uscivamo da una profonda delusione per il quinto posto ottenuto ai Giochi di Eton, quattro anni or sono, dove il nostro obiettivo era ben diverso. Io, in particolare, avevo giurato che non avrei mai più messo piede su una barca di punta. In effetti, per due anni successivi ci siamo indirizzati su barche differenti: io e Simon Schürch nel doppio, Lucas e Simon Niepmann nel due senza. Dobbiamo ringraziare l’ex-head coach, Simon Cox se nel 2014 siamo ritornati alla barca originale (quattro). Ian Wright subentrato a Cox a fine 2015 ha poi finalizzato la preparazione». Il cammino di Gyr ha subito due forzate interruzioni a causa di seri problemi di salute che non hanno tuttavia scalfito la volontà di portare a buon fine l’ambizioso progetto. «In questo debbo ringraziare i miei colleghi di barca, la dirigenza della federazione che mi hanno sempre sostenuto anche in questi difficili momenti». 

Lucas Tramèr da parte sua ha avuto il pregio di portare un po’ di "latinità" nell’equipaggio. Con il suo carattere molto affabile, ma nel contempo risoluto, ha fatto sì che l’equipaggio potesse veleggiare senza grossi problemi. Anche se non sono mancati momenti di attrito. Ci mancherebbe. «Dovete pensare – ha affermato il 27enne forte vogatore di Vésenaz – che negli ultimi due anni, passavamo ben 5 ore ogni giorno insieme, suddivise in tre sedute molto faticose, qualche scontro ci poteva anche stare. Succede anche nelle migliori famiglie».

Val la pena di sottolineare che, pur concentrati sull’aspetto sportivo, entrambi non hanno mai abbandonato gli studi (di legge per il lucernese, di medicina per il romando). «Contiamo di portarli a termine entro la fine del prossimo anno. È chiaro – ha sottolineato Gyr – che è molto importante saper ben programmare l’attività. In questi ultimi due anni abbiamo dimenticato i momenti di svago. Personalmente non mi rammarico. Ho scelto questa disciplina perché mi è sempre piaciuta, dopo aver provato, con scarso successo la strada del calcio. Non faceva per me». Un altro aspetto da non sottovalutare: Mario Gyr parla correttamente 5 lingue, 4 il collega romando. 

Naturalmente si è ritornati sulla… cavalcata olimpica. «La defezione di Federer e Wawrinka ci ha messo ulteriore pressione da parte dei media. Quasi quasi eravamo obbligati a conquistare una medaglia – ha affermato Gyr - Obiettivo che sì rientrava nei nostri obiettivi ma sapevamo, che pur, già investiti del titolo mondiale ed europeo, dovevamo ancora lottare per raggiungere, se non l’oro, almeno un posto sul podio. Sapevamo pure che gli avversari erano molto agguerriti. Ai già conosciuti danesi, britannici, neozelandesi e francesi, si era aggiunta anche l’Italia che aveva destato molta ammirazione sia nell’eliminatoria che nella semifinale. Poi c’era sempre l’incognita delle condizioni del lago, memori di quanto successo quattro anni sono a Eton. L’aver vinto la semifinale ci ha garantito di gareggiare a centro lago il che ci ha permesso di meglio controllare l’evoluzione della gara». Durante la “chiacchierata” è emerso un fatto nuovo che ha creato una certa ilarità nel pubblico. «Nelle ultime palate della finale, Simon Niepmann è incappato in un banale ‘pesce’ (inceppamento del remo nella fase d’uscita dall’acqua), vero incubo dei rematori, che poteva costare caro ai fine della vittoria. Tutto si è fortunatamente risolto per il meglio. Ironico il commento del diretto interessato: «In tanti anni di attività non mi era mai successa una cosa simile. Ora ho capito che per vincere, ben accetto anche un errore di questo tipo, dovuto il più delle volte alla mancanza di lucidità».

Mario Gyr ha poi fatto riferimento ad una domanda postagli da un giornalista del Blick: «Sarebbero stati giustificati tanti sacrifici se non ci fosse stata una medaglia?». Decisa la risposta: «Ho intrapreso questa strada perché mi piace la disciplina non certo per soldi o per una medaglia». I due campioni hanno confermato sostegno della federazione che non è mai venuto meno durante questi anni così pure della famiglia, sempre attenta per ogni necessità, senza dimenticare il militare che ti permette di allenarti nel migliore dei mondi con un adeguato supporto finanziario.

Circa il futuro sportivo, i due atleti non si sono sbilanciati più di quel tanto: «Ora vorremmo portare a termine gli studi, poi si vedrà. Il fuoco sacro c’è sempre. Tutto dipende da tanti fattori, non da ultimo la possibile cancellazione dal programma olimpico del 4 senza pesi leggeri».

Quanto udito dalla viva voce dei campioni olimpici si è rivelata una vera e propria lezione di vita e di umanità. Un monito che non è certamente stato sottovalutato dai numerosi giovani presenti.

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