Cerca e trova immobili

RIO 2016Sorrisi, lacrime, accuse e record; fine dei Giochi, ma non per tutti

23.08.16 - 07:01
Cosa ci lascerà in eredità l'Olimpiade appena conclusa? Da Bolt a Phelps, dalla Isinbayeva alla Biles: a Rio de Janeiro se ne sono viste di tutti i colori
Sorrisi, lacrime, accuse e record; fine dei Giochi, ma non per tutti
Cosa ci lascerà in eredità l'Olimpiade appena conclusa? Da Bolt a Phelps, dalla Isinbayeva alla Biles: a Rio de Janeiro se ne sono viste di tutti i colori
SPORT: Risultati e classifiche

RIO DE JANEIRO - Di sicuro, ripensando a questi Giochi, tra qualche anno ricorderemo i luoghi, la passione e i colori brasiliani. Ritorneremo con la mente alle accuse e agli imbrogli della vigilia e alla soddisfazione e alla serenità della cerimonia di chiusura.

Per il resto, ovviamente, rimarranno i numeri. Quelli impressionanti, per esempio, di Usain Bolt, il quale, pur non avendo più la freschezza dei vent'anni, si è comunque dimostrato una spanna sopra ogni avversario. La triplice tripletta olimpica è un'impresa che difficilmente verrà eguagliata e che, quasi certamente, segnerà il canto del cigno (a cinque cerchi) del giamaicano. Proprio Usain ha infatti più volte ripetuto che non sarà a Tokyo 2020. La sua carriera internazionale si chiuderà probabilmente ai Mondiali di Londra del prossimo anno o, se i soldi degli emiri qatarioti lo solleticheranno, a Doha 2019. Poi basta fulmini e basta sceneggiate. E l'atletica sarà più povera.

Chi è certo di non prendere parte alla rassegna giapponese è il Cannibale di Baltimora, quel fenomeno da 28 medaglie (23 d'oro) che risponde al nome di Michael Phelps. Ritiratosi dopo Londra, lo statunitense non si sentiva a posto con la coscienza e così, dopo due anni di bisboccia, nel 2014 è tornato in piscina. Si è preparato per Rio, dove ha chiuso il cerchio, agguantando cinque ori e un argento. Qualcuno ancora nutriva dubbi sulla grandezza del 31enne. L'ennesimo show olimpico ha cancellato ogni incertezza.

Per un campione che se ne va, gli USA ne hanno trovato un altro grandissimo. Anzi, piccolissimo. La 19enne Simone Biles non passerà alla storia per la sua altezza, una volta in pedana però si trasforma in un gigante. In Brasile ha stupito il mondo, dominando la ginnastica e, semplicemente, fissando nuovi standard d'eccellenza. Se n'è tornata a casa con quattro ori e un bronzo, aprendo un'era. «Non sono la prossima Usain Bolt, sono la prima Simone Biles», ha cinguettato, facendo tremare ogni rivale.

Sul palcoscenico dei Giochi sono state parecchie le donne che hanno guadagnato la luce dei riflettori. Dalla strepitosa Katie Ledecky, riuscita a prendere cinque medaglie (quattro ori) e ad allungare un dominio in vasca che pare non avere limiti, alla “fashionissima” Federica Pellegrini, rimasta a bocca asciutta e - così pare - prossima al ritiro. Molta visibilità l'ha avuta, suo malgrado, anche la zarina Elena Isinbaeva, fuori dalle Olimpiadi come molti atleti russi per lo scandalo doping e congedatasi dal mondo dell'atletica con il poco esemplare «Dio vi giudicherà».

I sorrisi, le feste rumorose hanno caratterizzato un'edizione dei Giochi nella quale - lo si deve ammettere - anche le lacrime hanno ottenuto grandissimo spazio. I pianti dei vincitori e degli sconfitti, pianti di gioia come anche di delusione. O addirittura dolore. Come quelli del marciatore francese Yohann Diniz, padrone nella prima parte della 50km ma poi messo KO da problemi fisici. Il transalpino ha lottato, si è disperato, si è visto sorpassare ma ha tenuto duro, chiudendo con un onorevole (quanto magrissimo) ottavo posto. Un pianto unico è stato anche Wayde van Niekerk, uno dei grandissimi protagonisti delle gare brasiliane. Il sudafricano ha corso i 400m in 43”03, cancellando un record durato 17 anni. Il 24enne ha chiuso un capitolo della vecchia atletica, candidandosi a divenire il simbolo del post-Bolt. Riuscirà a reggere a tale pressione? Ci sono quattro anni di tempo per scoprirlo.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE