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Educato, preciso e galante: semplicemente perfetto, insomma? No, RogerOne non è sempre stato così: a Basilea lo ricordano ribelle. “Quando fu cacciato per insubordinazione…”
BASILEA - Guardi Roger Federer e pensi allo sportivo, all’uomo perfetto. O, almeno, allo sportivo e all’uomo che più si avvicina alla perfezione. Educato, preciso e galante e poi ancora generoso e sempre sorridente. Oltre che vincente. Si fatica davvero a trovare difetti nel fenomeno renano. Eppure, scavando nella sua vita, sono venuti alla luce episodi, bizzarri, che hanno fatto guardare al campionissimo di Basilea sotto una luce diversa. L’Equipe è andata nella città natale di King Roger, al Tennis Club Old Boys. E lì ha ascoltato Madeleine Barlocher, responsabile del programma juniores della struttura, raccontare del giovane Federer.
“Quando un avversario gli faceva un punto – ha ammesso la Barlocher – urlava di rabbia. Diceva che era stata solo fortuna. Quando invece era lui a fare un bel colpo si trasformava e provocava. Diceva che con giocate del genere avrebbe vinto Wimbledon”.
Federer era spesso difficile da gestire (“Lo facevamo allenare al campo più distante dai locali dal club per non sentire le sue imprecazioni”) e non sempre ascoltava gli insegnanti (capitava che si nascondesse sugli alberi per non farsi trovare o che venisse allontanato dal campo per insubordinazione).
Un divertente spaccato della giovinezza del renano lo ha dato anche papà Robert, nel libro The Roger Federer Story, Quest for Perfection. In quelle pagine, il genitore ha raccontato di come il figlio fosse irrequieto e dei poster, quelli di Michael Jordan e Pamela Anderson, appesi nella sua camera...
