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HOCKEYLugano e Ambrì Piotta, chi ha pane non ha denti, e viceversa

04.06.11 - 12:13
Le manovre in vista della prossima stagione dicono che sono più le speranze che le certezze per le due squadre ticinesi: ai biancoblù mancano soldi, il Lugano è alla ricerca soprattutto di un'anima
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Lugano e Ambrì Piotta, chi ha pane non ha denti, e viceversa
Le manovre in vista della prossima stagione dicono che sono più le speranze che le certezze per le due squadre ticinesi: ai biancoblù mancano soldi, il Lugano è alla ricerca soprattutto di un'anima
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La storiella del pane e dei denti è perfetta per Lugano e Ambrì. La tribolata annata da poco conclusa ha visto i bianconeri scialacquare il loro indiscutibile talento per mezzo di prove sfilacciate e senz’anima (memorabile il lancio di palle da tennis, metafora dell’assenza delle stesse da parte dei giocatori). Tanto pane e pochi denti. In casa biancoblù, invece, si è fatta la fame fino all’ultimo, ma almeno i denti si sono rivelati utili a non sprofondare del tutto.

In quel mondo sospeso che per l’hockey si chiama estate, le due società provano a correggersi. Da una parte la drammatica sparata del presidente Lombardi, che dopo aver paventato la sparizione del club ha poi incassato la fiducia dell’assemblea; dall’altra l’entrata in scena di Vicky Mantegazza, figlia di cotanto padre, alla presidenza di un club in paurosa crisi d’identità. Comunque, i problemi delle due sono molto diversi: all’Ambrì servono i soldi, al Lugano serve ritrovare quella forza societaria smarrita chissà dove.

A stare peggio è la società leventinese, che non ce la fa più a coprire i buchi economici. Tocca batter cassa, porta a porta, confidando nell’amore e nella generosità dei tifosi. Campagna di sostegno che sa di missione umanitaria. Ma non basta, ovviamente: il costo del biglietto salirà, come i prezzi di bibite e panini.

Bene, cioè, male. Queste soluzioni sanno di omeopatia, una cura che rischia di cominciare a funzionare quando il paziente è già defunto. Con queste premesse, i sei giocatori stranieri ingaggiati da subito, come desiderato dal pur bravo Constantine, sono una chimera. Ammesso, e non concesso, che il budget per la prossima stagione possa essere consolidato, di potenziare la squadra non se ne parla. Si punterà sui giovani, una dorsale locale che suscita ammirazione e identificazione, ma che non garantisce nulla sul piano agonistico. E non perché i ragazzi non siano validi, ma perché il rischio di bruciarli è altissimo.

Riassunto: l’Ambrì non ha soldi, anzi, ha debiti, punta a una campagna acquisti di secondo o terzo piano, deve rinnovare il parco stranieri, senza dimenticare che la fedeltà dei tifosi potrebbe non essere eterna. Dalla credenza biancoblù escono i topi con le lacrime agli occhi, e le fameliche dentature rischiano di azzannare aria.

E il Lugano? Società viziata e decadente, vuol tornare alla passione degli anni belli. In riva al Ceresio hanno almeno mezzi economici notevoli per ovviare alle carenze tecniche. Il problema è che negli ultimi anni, l’opulenza ha portato allo sperpero e alla sopravvalutazione. Quindi, serve una mano forte che sappia sculacciare sul serio. E questa mano appartiene a Vicki Mantegazza, incoronata alla presidenza come in una casa reale.

I miracoli del padre Geo non furono solo economici, ma venivano da passione, competenza, rigore e intransigenza morale. La giovane Vicky raccoglie questa eredità: se funzionerà, il Lugano tornerà grande, se non funziona sarà una catastrofe, forse peggiore di quella dello scorso anno. 

Non sarà una stagione tranquilla, a occhio.

Foto d'apertura: Archivio Ti-Press

 

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