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CALCIOTürkyilmaz: "Nel nuovo Bellinzona anche quattro boscaioli nordici"

01.04.10 - 11:58
L’ex bomber granata parla serenamente della crisi dell’ACB e suggerisce soluzioni costruttive per l’immediato futuro: "Un buon gruppo di giovani e qualche giocatore esperto con scandinavi e tedeschi"
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Türkyilmaz: "Nel nuovo Bellinzona anche quattro boscaioli nordici"
L’ex bomber granata parla serenamente della crisi dell’ACB e suggerisce soluzioni costruttive per l’immediato futuro: "Un buon gruppo di giovani e qualche giocatore esperto con scandinavi e tedeschi"
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In un momento particolarmente delicato per il Bellinzona, chiamato a reagire contro il GC, Fabrizio Maggi ha intervistato per laRegioneTicino l'ex bomber granata Kubilay Türkyilmaz.

BELLINZONA - ACB-Grasshopper bis: ha inizio il quarto e ultimo turno di campionato e, a distanza di soli quattro giorni, granata e cavallette tornano ad affrontarsi in un clima che, all’ombra dei castelli, in questi ultimi giorni è stato contraddistinto da ‘buriane’ di corridoio piuttosto... intense.

Mister Cavasin getta acqua sul fuoco delle polemiche nell’evidente e lodevole intento di conservare un minimo di serenità all’interno di un gruppo che si sta... giocando la stagione. Accedere allo spareggio a questo punto diventa l’obiettivo primario, svanito ormai da tempo ogni altro velleitario traguardo.

Adesso, più che mai, è una questione di testa e di nervi: la lunghissima sequela di sconfitte, l’impotenza di fronte a cimenti che sembrano tutti degli Everest insormontabili, hanno gravato pesantemente sull’autostima dei giocatori cui serve come il pane un risultato positivo per cercare, almeno, una parziale rinascita sul piano psicologico in vista del serrate finale.

In tale contesto, si inserisce anche e soprattutto, la gestione tecnica del club nell’immediato futuro, giacché la posizione di Cavasin pare tutt’altro che solida: dal risultato di questa sera, insomma, potrebbe dipendere la permanenza o meno dell’allenatore trevigiano alla guida dei granata sino al termine della stagione; sembra ormai certa, del resto, la scelta di Roberto Morinini – da tempo nelle mire del presidente Giulini – alla guida dei granata nella prossima stagione.

Scelta che potrebbe anche essere anticipata... A questo proposito, il numero uno granata preferisce però glissare... «Non mi sembra opportuno affrontare un argomento del genere. La squadra ha bisogno di tranquillità».

In un momento tanto delicato, abbiamo tuttavia voluto sentire qual è il pensiero di un illustre ex ma soprattutto di un grande tifoso granata, ovvero Kubi Türkyilmaz che, tra una sfida di Champions e l’altra, accetta volentieri di affrontare gli argomenti più disparati relativi alla tribolata stagione del Bellinzona.

Tutto (o quasi) è iniziato dal ‘caso’ Lustrinelli...
«In quella circostanza – afferma Kubi – la società si è comportata in modo amatoriale, evidenziando quella che sarebbe poi stata una frattura insanabile tra il presidente Giulini e il d.g. Marco Degennaro, divisi da concezioni diverse di concepire la gestione». Lustrinelli è poi stato ceduto... «Ha pagato la situazione che si era venuta a creare, ma anche per sue colpe specifiche».

Non ti è mai capitato nella tua carriera di essere al centro di un episodio del genere?
«Quando giocavo io non c’erano così tante telecamere che ti vivisezionavano», scherza Kubi... «Ma, certo, anche a me qualche parola è scappata, ma mai in modo così plateale. Tuttavia cercavo sempre di risolvere i problemi all’interno dello spogliatoio. Sbagliata la cessione di Mauro? Forse sì, forse no. Chi può dirlo? Quando fai delle scelte non sai mai quali potrebbero essere le conseguenze».

Intanto la batteria degli attaccanti è ridotta all’osso: Mauro è stato ceduto, Gaspar pure e Kalu è stato messo fuori rosa e tuttora è senza squadra...
«Gaspar poteva essere un’alternativa, ma non ha mai convinto anche perché ha spesso cambiato ruolo e a mio avviso si è un po’ perso. Un giocatore come Kalu farebbe comodo a molte squadre, però è anche vero che Ike non ha mai trovato le ideali condizioni per esprimere le sue qualità, mettendoci anche del suo, sia chiaro. Kalu mi sembra molto fragile mentalmente, ha poca personalità, una lacuna che a questi livelli si paga caro».

Rossini avrebbe dovuto essere un importante punto di riferimento...
«È stato fermo troppo a lungo, da lui non si poteva pretendere granché».

Giocatori come Edusei, Diana e Rossini, con un passato assai corposo nel calcio italiano, possono trovare i giusti stimoli in una realtà come la nostra?
«Siamo nella sfera caratteriale. Personalmente gioco tuttora con i veterani e mi arrabbio ancora se perdo. Pure quando mi diverto con mio figlio... Certo che un giocatore abituato alle pressioni del calcio italiano, qui si trova in un’isola felice, la contestazione di piazza in pratica non esiste. Quando giocavo a Bologna, o in Turchia e mi capitava di perdere o di giocare male, non osavo uscire di casa per recarmi, che so, al ristorante... Mi sembrava di fare qualche cosa di sbagliato».

Nell’ingaggio di Cavasin hai avuto una parte...
«Conoscendo il presidente del Brescia Corioni, ho soltanto dato una mano al Bellinzona affinché il mister potesse liberarsi dal legame con le ‘rondinelle’».

Il matrimonio tra il mister trevigiano e l’ACB sembra però già agli sgoccioli: che cosa non ha funzionato?
«Cavasin è un allenatore che vive il calcio 24 ore su 24, come in Italia si è soliti fare. Una mentalità non facile da digerire. A mio avviso il Bellinzona non è riuscito a gestire il passaggio da un sistema di preparazione (quello di Schällibaum) piuttosto ‘tranquillo’, dove c’era anche spazio per il divertimento e il riposo a un lavoro particolarmente duro e metodico. Con Cavasin la squadra è partita molto forte, battendo il Sion e sfiorando il colpaccio a Basilea poi è giunta la pausa e alla ripresa tutto si è complicato: non è facile acquisire un sistema di lavoro così profondamente diverso».

Ma la squadra sembra apatica, svogliata, priva di mordente...
«Nulla a che vedere con la preparazione atletica, te lo posso garantire, l’ho verificato di persona: tutti esprimono valori assoluti dal punto di vista fisico. A mio avviso è invece una questione di testa, determinata proprio dal cambiamento avvenuto per quanto attiene il lavoro quotidiano; i giocatori sembrano vuoti, sbagliano cose elementari, sono come confusi. Una situazione del genere l’ho vissuta al Grasshopper, quando Jean-Pierre Egger prese in mano la preparazione fisica: non eravamo più in grado di fare un passaggio giusto, poi tutto si sistemò».

Cambiare di nuovo guida tecnica è sensato?
«Bisognerebbe capire che cosa vogliono i giocatori: Schällibaum non andava bene, Cavasin sembra... altrettanto. Certe dinamiche, comunque, non sono di facile comprensione. Probabilmente anche l’arrivo di parecchi giocatori durante la pausa ha minato l’equilibrio interno: le certezze di alcuni sono state di colpo azzerate».

I giovani – contrariamente a quanto succede in parecchie altre società – faticano a trovare posto in prima squadra...
«Non capisco per quale ragione Mijatovic, ad esempio, non giochi mai. Lo Zurigo, il Grasshopper, il San Gallo – ma non solo – impiegano costantemente ragazzi sotto i 21 anni, senza nessun problema. Abbiamo dei campioni del mondo e non li facciamo giocare. Non sono d’accordo sulla politica attuata dalla società». In che senso? «Vorrei che si attuasse una gestione chiara, che non venga insomma stravolta cammin facendo come si sta facendo attualmente, mutando profondamente organico, guida tecnica e quindi metodo di lavoro: in questo modo si alimenta soltanto confusione. Se ora la società decidesse di cambiare nuovamente allenatore, vorrei che non si optasse per un ‘traghettatore’, ma per un tecnico cui si proponesse un contratto triennale, per portare avanti un preciso progetto».

Come vorresti che fosse composto l’organico granata?
«Un buon gruppo di giovani, qualche giocatore esperto e tre o quattro... boscaioli nordici. Voglio dire: gli scandinavi o i tedeschi hanno sempre dimostrato di integrarsi alla perfezione nel nostro calcio». Conta lo spogliatoio? «Certo che conta. In questo Bellinzona mancano i personaggi, i giocatori con forte personalità, non ci sono dei veri leader, insomma, di quelli che appunto nello spogliatoio si fanno sentire».

Che cosa pensi di questo finale di stagione come tifoso?
«Ci si aspettava una salvezza un po’ tranquilla, ma va bene anche lo spareggio. Però sono preoccupato, questa tendenza deve cambiare, altrimenti si fa dura...».

Come ex calciatore?
«Alcuni personaggi che stanno seduti in tribuna, dovrebbero darsi una calmata. Il diritto di critica è sacrosanto, ma gli insulti non li accetto. La reazione avuta, ad esempio, da Rossini (che ha mandato a quel paese alcuni tifosi, ndr) è più che comprensibile: in quel frangente certi sostenitori avevano passato il segno».
 

Foto d'apertura: Ti-Press/Francesca Agosta

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