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CANTONE/CONFEDERAZIONEMa quale vita di fatiche in cantiere...

24.03.17 - 11:07
Pochi apprendisti o poco motivati: eppure l'edilizia promette posti di lavoro e anche carriere interessanti, giurano due testimonial di successo
Ma quale vita di fatiche in cantiere...
Pochi apprendisti o poco motivati: eppure l'edilizia promette posti di lavoro e anche carriere interessanti, giurano due testimonial di successo

GORDOLA/ZURIGO - C'è chi, poi, studia e si guadagna il titolo di ingegnere oppure architetto; chi lavora sodo con la forza delle braccia, fino a diventare imprenditore; chi resta semplice operaio, ma prezioso per la costruzione di quel milione e 700mila edifici in Svizzera, 71mila chilometri di strade e tanto altro. Da solo e con tutte le sue declinazioni, il settore dell'edilizia produce il 6% del Pil nazionale, con 327mila collaboratori e 25mila apprendisti formati, attivi in una cinquantina di professioni.

Eppure resta un ambito guardato un po' con eccessiva discrezione dai ragazzi e, talvolta, scarsa motivazione: complice il timore di passare la vita a faticare in un cantiere. Solo un pregiudizio, garantisce Edilsenso, che per promuovere la sua immagine e guadagnarsi consenso e tirocinanti davanti a «un calo degli apprendisti e della qualità», conferma il direttore della Società svizzera impresari e costruttori sezione Ticino Nicola Bagnolini, ha deciso di portare alla ribalta le storie celebri di chi ha scalato il mondo dell'edilizia e, contemporaneamente, s'è costruito percorsi paralleli e di analogo successo. «Sfatiamo miti negativi: le possibilità di carriera sono diverse, in un settore dove la richiesta di mercato continua a essere buona – riflette Bagnolini – C'è sempre la possibilità di frequentare corsi interessanti e aprirsi nuove strade. Con il nostro sistema duale, i margini restano aperti».

Se non credete a lui, credete alle parole e ai volti accattivanti di due testimonial come Sarah Weber, atleta di nuoto sincronizzato ma anche carpentiere, o Frank Jäggi, paracadutista e specialista in stucchi. Insieme vi invitano ad accantonare il preconcetto che fa del "muratore" un uomo – o una donna – privo di ambizioni. «Oggi l'apprendista sceglie la professione fondamentalmente per due motivi: o perché viene pagata meglio di altre, ma in questo modo non si va molto lontano, o perché pensa che sia facile. È un luogo comune: chi va male alle medie, va a fare il muratore, come se fosse l'unica alternativa rimasta».

«Ebbene, se non studia e non si dà da fare andrà male anche qui – conclude Bagnolini – L'impegno richiesto è tanto. Non a caso i tassi di abbandono sono elevati. E questo nonostante sia un settore in grado di offrire lavoro e anche opportunità di carriera, se non ci si ferma al primo step ma si scelgono successive specializzazioni. Se il 50% della nostra manodopera è fatta di frontalieri, c'è un motivo. È perché in Ticino scarseggia. Oppure non è davvero motivata: oggi non possiamo permetterci di assumere un giovane che non ha abbastanza voglia di fare». 

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