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CANTONEIl diritto ad assistere i propri cari

18.04.15 - 12:00
Ricardo Pereira Mestre, medico e candidato PLR al Gran Consiglio
Il diritto ad assistere i propri cari
Ricardo Pereira Mestre, medico e candidato PLR al Gran Consiglio

“Avrei tanto voluto assistere mia moglie sino all’ultimo, a causa del lavoro non ho potuto e ora mi sento in colpa”. Oppure: “mi sono licenziata perché il mio datore di lavoro mi assillava sempre per le assenze quando mio marito stava male, oggi non riesco più a trovare lavoro”. E ancora: “la nostra situazione economica è peggiorata molto, facciamo fatica ad arrivare a fine mese, mio marito era l’unico che lavorava e ora che è malato non siamo più nemmeno in grado di pagare la cassa malattia. Lui ha il cancro ed è finito sulla Black list delle casse malattia: è un’umiliazione morale costante ogni volta che sta male e bisogna giustificare l’urgenza delle cure”.

Sono alcune delle frasi che ho sentito negli anni, durante la mia pratica clinica. Se da un lato aumentano le spese sanitarie e sociali con conseguente rincaro esponenziale dei premi di cassa malati, le misure messe in atto per ridurre la spesa e migliorare le cure non considerano minimamente il ruolo fondamentale dei “Caregiver”, ossia  il familiare o l'amico che si fa carico della persona malata o non autosufficiente.

Dalla letteratura scientifica è sempre più evidente che il Caregiver è un partner di cura fondamentale che contribuisce al miglioramento delle cure e alla riduzione dei costi. In particolare contribuisce alla diminuzione del numero e durata dei ricoveri ospedalieri o in casa per anziani, alla diagnosi precoce dei disturbi, al miglioramento della compliance (ossia l’adesione del malato alle prescrizioni mediche).

Per chi assiste il proprio caro è decisamente dura e si finisce per vivere la malattia con frustrazione, così che ad ammalarsi è letteralmente tutta la famiglia. Quando la patologia colpisce il capo famiglia, le conseguenze economiche e sociali sono ancora più predominanti e lo Stato non prevede nessun aiuto concreto. Per assistere il proprio caro si rischia di perdere il posto di lavoro perché, soprattutto di fronte ad una grave malattia, si perde la capacità di concentrazione e non si è efficienti. Come fare per assistere a casa? Spesso si va dal medico curante e si richiede un certificato di malattia per un disturbo di natura psicologica o fisica, ma questa di certo non è una soluzione ideale. La politica, e di conseguenza lo Stato, dovrebbero prevedere la possibilità di un congedo pagato per assistenza al coniuge, partner convivente o ai figli, includendo anche l’assistenza ai genitori anziani malati con precisi criteri di diritto in base alla gravità della malattia e alla situazione economica. A contribuire alle spese dovrebbero, a mio avviso, essere anche le casse malattia che ne possono trarre un vantaggio in termini di riduzione dei costi. Se da un lato aumenterebbero a breve termine le spese per lo Stato e per le casse malattia, dall’altro si risparmierebbe in ricoveri ospedalieri, in case per anziani, oltreché in prestazioni di assistenza medica a domicilio, portando ad un risparmio sul lungo termine.

In alcuni paesi europei, certamente più poveri del nostro, si da la possibilità alle persone che vogliono curare a casa un malato o anziano solo, di ricevere delle indennità sufficienti a sostituire le entrate lavorative e assistere i propri cari a casa. La politica deve dunque rivalutare l’importanza di chi assiste a casa i propri cari, aiutarli e sostenerli con mezzi economici e sociali/lavorativi.

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