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CANTONELa censura della domenica

27.03.15 - 16:15
Adriano Venuti, candidato PS al Gran Consiglio
Foto Ti-Press
La censura della domenica
Adriano Venuti, candidato PS al Gran Consiglio

“Un bel tacer”, mi dicono quelli della domenica mattina. No, non quelli che abitualmente vanno a messa. Gli altri, quelli che ogni settimana si divertono a scrivere sempre le stesse cose, alcune anche false. Quelli che se si decidessero a scrivere in un italiano pulito e chiaro, usando solo le parole essenziali per esprimere i loro concetti, potrebbero scrivere l'intero giornale su un'unica pagina, massimo due. Ma loro preferiscono fare le cose in grande, 36 pagine in buona parte di non notizie.

Però sono gentili, mi vogliono bene e quindi stanno attenti a tutto quello che faccio e dico. Ma capita che l'emozione suscitata dal bene che mi vogliono, gli abbagli e gli faccia vedere o leggere cose inesistenti.

E così, dopo avermi visto in posti dove non sono mai stato, ora sostengono che io abbia scritto cose che non ho scritto.

In un riquadro dal titolo censorio nei miei confronti, un qualche redattore del Mattino della domenica (MdD) mi accusa erroneamente di aver preso posizione contro una decisione della maggioranza del municipio di Lugano, mio datore di lavoro. L'oggetto della discussione è il CS()A il Molino.

Secondo l'anonimo redattore, il municipio avrebbe deciso di voler “far sloggiare gli autogestiti”. Non mi risulta, però, che sia così. Infatti in una recente intervista il sindaco Borradori ha dichiarato che “lo sgombero per ora non è previsto. Sarebbe solo l’ultima ratio”.

Nella mia presa di posizione, io ho difeso l'esperienza dell'autogestione, che in Ticino nel corso degli anni si è svolta in tre luoghi diversi ma che ha sempre mantenuto il nome derivante dalla prima sede occupata, gli ex mulini Bernasconi di Viganello. Non mi sono espresso su decisioni prese (e non prese) dal municipio di Lugano.

Poi, è anche un po' ridicolo vedere i redattori del MdD scagliarsi contro l'autogestione e l'autodeterminazione, loro che più di una volta hanno sbeffeggiato regole e leggi (taglie contro i radar, per esempio). Loro che vorrei mi dimostrassero di avere l'autorizzazione per ogni singola cassetta per la distribuzione del loro foglio che da oltre 20 anni occupa il suolo pubblico.

Ma sappiamo tutti che per il MdD i contenuti non contano, l'importante, per loro, è fare la voce grossa, far capire (o almeno provarci) che loro comandano e che noi poverini dobbiamo solo tacere e obbedire. Mi spiace, ma non è così. Non ci lasceremo mettere il bavaglio né da loro né da nessun altro. Per conto mio, io continuerò a dire ciò che penso e se a loro non piace quel che dico, abbiano la decenza di ribattere con argomenti validi e onesti, non cercando di denigrare chi la pensa diversamente o inventando cose che non esistono. Sappiano anche che per me essere originario di Avellino non è né una vergogna né una colpa. Sono fiero di fare parte di una famiglia di migranti che con modestia e sacrificio ha cercato per i propri figli una migliore situazione di vita, tanto quanto sono fiero di essere nato e cresciuto in Svizzera.

E in fine vorrei fare una domanda ai signori del MdD. Come mai prestano tanta attenzione a me, funzionario socialista con il doppio , ma non hanno fatto una sola parola sulla funzionaria della Città di Lugano, dal cognome ticinesissimo (Bernasconi) di dichiarata fede leghista che nei mesi scorsi ha avuto modo di distinguersi per essersi augurata che Bertoli si tagliasse la lingua “così, oltre che cieco, sarebbe pure muto” e per aver usato espressioni poco gentili contro alcuni municipali di Lugano, Masoni e Jelmini in particolare? Ma la risposta è già nella domanda...

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