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CANTONENon uccidiamo le nostre grandi manifestazioni

05.03.15 - 17:46
Carlo Zoppi, Vicepresidente PS Lugano e candidato al Gran Consiglio
Foto Ti-Press
Non uccidiamo le nostre grandi manifestazioni
Carlo Zoppi, Vicepresidente PS Lugano e candidato al Gran Consiglio

Recentemente uno studio ha dimostrato l’importanza del turismo e il grande impatto economico che riveste per il Ticino. Fatto più insolito semmai per le nostre latitudini, le reazioni di politica, mondo economico e società civile si sono dimostrate unanimi nel dichiarare il turismo un bene strategico da proteggere e da sviluppare ad ogni costo. Quando però al turismo si vogliono unire manifestazioni di richiamo come feste dell’uva, Harley day o concerti vari, subito i malumori si fanno insistenti, come se ci si aspettasse che le anatre del Verbano, i sassi del Generoso o le vie deserte dei nostri borghi all’imbrunire già fossero sufficienti a giustificare un viaggio di centinaia di chilometri da parte del turista.

Molti comuni perseverano in una vera e propria lotta contro la “night live” del cantone. Locarno che dovrebbe fare del festival l’avvenimento principe a richiamo internazionale, inspiegabilmente decide la chiusura per le 3 di notte di tutti gli esercizi pubblici durante la kermesse, lasciando improvvisamente in strada migliaia di persone motivate a spendere denaro senza nulla da fare, alla faccia della vocazione turistica. Non illudiamoci che comportamenti del genere ci aiutino a restare competitivi con città come Zurigo, che in pochi anni ha organizzato dal nulla un film festival che già minaccia di soffiarci sotto il naso le sovvenzioni della Confederazione.

Il Rabadan richiama ogni anno decine di migliaia di persone, moltissime provenienti fuori dal nostro cantone. Nonostante oggettivamente non ci sia stato un aumento degli atti di violenza o delle situazioni di disagio, molti dei nostri media locali si sono lanciati in facili campagne sensazionalistiche che certamente non fanno bene all’immagine dell’evento e non invoglieranno la gente a parteciparvi ancora.

La Sagra dell’Uva di Mendrisio potrebbe essere un esempio perfetto di fiera agricola e dell’artigianato che metta in risalto i nostri prodotti alimentari locali. Peccato che nel frattempo si sia aperto un anacronistico fronte a difesa di presunte tradizioni violate. Soluzione per cui qualcuno riteneva addirittura legittimo la chiusura della manifestazione.

Non distruggiamo le nostre grandi manifestazioni, al contrario impariamo ad accettarne i lati meno simpatici sapendo che certamente sono di molto inferiori agli aspetti positivi per il nostro cantone e per chi vuole scoprirlo. Per tenere vivo il “prodotto Ticino” dobbiamo valorizzare le nostre peculiarità regionali con delle manifestazioni di richiamo organizzate in maniera professionale secondo gli standard attuali. Questo vuol dire dimostrarsi un minimo flessibili, permettere l’utilizzo del suolo pubblico per l’organizzazione di eventi, l’estensione dell’orario degli esercizi pubblici durante i periodi festivi e se poi il vicino immancabilmente borbotterà, sarebbe legittimo aspettarsi che delle autorità pubbliche degne di questo nome sappiano fare un calcolo dei costi benefici che privilegi gli interessi della collettività e non del singolo individuo.

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